Miracolo in Fiera! Altri 4 cassa-reintegrati

E fanno 8! E c’è chi ancora dice che San Precario non faccia miracoli…E invece altri 4 lavoratori sono stati reintegrati da Fiera Milano Spa.
Da lunedì 7 febbraio altri 4 lavoratori torneranno al lavoro nonostante lo scorso 1 ottobre fossero nella lista nera dei 79 messi in cassa integrazione in deroga. Iniziano a vedersi le prime crepe all’accordo aziendale accettato supinamente dalle RSU e votato dai lavoratori sotto ricatto. In una sorta di voto di scambio, lavoro contro silenzio, dai contorni malavitosi. I re-integrati vanno a raggiungere altri 4 colleghi che erano rientrati in azienda giusto due settimane fa.

Intanto le azioni messe in campo dai lavoratori e dal Punto San Precario sembrano aver sortito gli effetti sperati. Nonostante il clima di intimidazione che si respira in azienda, raccontato a mezza bocca da diversi lavoratori agli attivisti del Punto San precario durante l’ultima azione dimostrativa in Fiera dello scorso dicembre, i commenti che è possibile leggere sul sito www.milanofiera.net squarciano un pesante tendone di scura omertà.

Tra i lavoratori rimasti in azienda serpeggia il dubbio, la voglia di rispondere anche anonimamente ai ricatti di Enrico Pazzali, sua Altezza l’Amministratore Delegato. Il principe che mentre denuncia la grave situazione di crisi, conclude accordi milionari in Brasile. Moderno pascià di una corte fatta da 35 dirigenti/vassalli, dove il costo di ogni auto aziendale, tra cui lussuose Passat da 60mila euro, basterebbe a coprire il salario annuale di due dipendenti.

Per i vassalli del Signore non vale il dogma della produttività: solo a loro vengono concesse ogni anno ferie dal 20 luglio al 10 settembre. Avreste dovuto vedere con quale maschera il Pazzali convinceva i padri di famiglia che l’ascoltavano in assemblea lo scorso settembre della necessità dei sacrifici. Guai a contraddire Sua Eminenza. ‘A chi tocca’ , pensavano preoccupati mentre il ‘kapo’ iniziava a parlare al microfono.
C’è la crisi aveva assicurato con faccia contrita, scimmiottato dai sindacati confederali, e le sue parole erano state amplificate dall’imparziale Sole 24 Ore. Unico media ad aver diffuso la notizia. Peccato che, secondo indiscrezioni pubblicate sul blog dei lavoratori, la sera dopo la firma dell’accordo con cui scaricava sull’Inps il costo della cassa in deroga festeggiava allegramente. Eccola l’etica aziendale meneghina, vanto della nostra cara classe dirigente lombarda.
Tracannava nebbiolo e gustava succulente costate arrostite sulla brace di un esclusivo ristorante nell’alessandrino. Buon appetito, maestà. Sappia però che San Precario non molla l’osso. E sogni d’oro anche a Graziella Carneri numero uno della CGIL del Commercio lombardo. Chissà se anche lei dopo averci dato dei vigliacchi voglia promuovere quelle azioni penali promesse da Pazzali ogni volta che sbircia sul sito.
E’ che ci siamo stancati di farci svegliare sudati dagli incubi che evocate.
San Precario è qui pronto a rovinarvi la digestione! Toc, toc, ci siete? L’abbuffata sta per finire.
milanofiera.net

Fiera Milano: Reintegrati 4 lavoratori

UNA PRIMA VITTORIA MA NON BASTA! LA FUSIONE CON RASSEGNE S.P.A. COMPORTERA’ ALTRI TAGLI

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La class action di San Precario

Malpensa, quando la class action ottiene più risultati di una causa in tribunale
Una class action con ottimi risultati. Ben oltre le previsioni. Dove non sono arrivati i sindacati, è riuscita l’azione collettiva di 220 assistenti di terra di Malpensa che, stanchi di aspettare uno scatto di livello e anzianità mai riconosciuti, hanno fatto causa contro la Sea Handling e, senza nemmeno doverne aspettare l’esito, hanno ottenuto molto di più. Proprio quando la battaglia legale, con in ballo circa un milione e mezzo di euro, stava per entrare nel vivo è arrivato un accordo collettivo: salto di qualità non solo per loro, ma per tutti i dipendenti della stessa categoria e nelle stesse condizioni, quelli di Linate compresi.

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Zac! Fiera Milano taglia 1/4 dei dipendenti

Parte il 1 ottobre la cassa in deroga per 85 lavoratori

La nuova stagione di Fiera Milano si apre sotto i peggiori auspici per i lavoratori. Dopo 20 anni di esternalizzazioni di servizi, dopo il trasferimento degli uffici dalla splendida Piazza Giulio Cesare alla periferia di Rho, Fiera Milano s.p.a. ha messo in cassa integrazione in deroga 85 lavoratori sui 350 in organico. A partire dal 1 ottobre.

Tagli di bilancio

I dipendenti, un tempo la crema degli addetti fieristici milanesi, si occupavano di segreteria e biglietteria, di organizzazione e gestione delle attività fieristiche, di rapporti internazionali e gestione economica di Fiera Milano, una s.p.a. a larga partecipazione pubblica che nel 2009 ha presentato un bilancio con margine operativo lordo attivo di 20 milioni di euro, ma con un passivo netto di 3,7 milioni di euro. Nel 2008 l’attivo netto era stato di 4.1 milioni di euro. Una situazione che ben si rispecchia nei metri quadri espositivi venduti agli operatori economici: nel 2008 erano stati 1,81 milioni, nel 2009 1,71 e nel 2010 si sono fermati a 1,5.

Nonostante le rosee prospettive future, visti i recenti accordi che vedono la nuova Fiera di Rho in pole position per ospitare i più importanti convegni di Expo 2015, la perdita è secca.

‘E’ una riorganizzazione volta al contenimento delle spese per il personale, in un’ottica così competitiva è un’esigenza del settore quella di operare dei tagli’, fa sapere una importante fonte interna all’azienda che preferisce mantenere l’anonimato. ‘Le nostre attività si sono orientate sempre più sul marketing e le RSU hanno capito il senso dell’accordo quadro che ha vito la concessione della cassa integrazione in deroga per 80 dipendenti’.

La trattativa

Le prime avvisaglie dei tagli sono arrivate come un fulmine a ciel sereno nella primavera 2010 quando i dirigenti di Fiera s.p.a., uomini scelti dai partiti politici che governano Provincia, Comune e Regione Lombardia, hanno comunicato ai lavoratori le scelte della società. L’azienda, nonostante ciò, negli stessi mesi conclude un accordo per l’acquisto, valutato diverse decine di milioni di euro, di una società fieristica brasiliana. A suo dire non vi sono contraddizioni in queste due scelte, anzi.

Una parte dei lavoratori viene spostata presso una direzione creata ad hoc, denominata Back Office, dove vengono inseriti molti di quelli che l’azienda ritiene essere ‘improduttivi’. Tra giugno e la settimana scorsa l’azienda dichiara un totale di 150 esuberi, quasi il 50% del totale.

L’incontro coi sindacati confederali porta il numero degli esuberi prima a 110 e poi a 80 a cui viene concessa la cassa integrazione in deroga con compensazione aziendale della parte mancante dello stipendio (circa il 40% del totale) fino a ottobre 2011.

In cambio Cgil Cisl e Uil firmano la disdetta del contratto integrativo, valido da oltre 20 anni, la rinuncia di tutti i diritti conquistati dai lavoratori di Fiera Milano, il passaggio da 36 a 40 ore settimanali lavorative a parità di salario e la soppressione degli straordinari.

I dissenzienti

L’accordo viene illustrato ai lavoratori abbattuti e silenti dalle RSU e da funzionari sindacali esterni (non lavoratori). L’unica lavoratrice che protesta viene zittita. Il suo nome è tra i primi di quegli 80 messi in cassa integrazione in deroga senza nessuna garanzia di reintegro al suo termine. Alcuni lavoratori non ci stanno, si rivolgono al Punto San Precario aperto presso l spazio SOS Fornace di Rho che ha organizzato un primo volantinaggio informativo ieri sera, a Mazzo di Rho durante un convegno a cui ha partecipato una rappresentante di Fiera Milano s.p.a..

Precari in Fiera: una lunga storia

La cessione ai privati dei servizi di biglietteria, sicurezza e portierato in Fiera è una storia lunga almeno 20 anni. Fin dalla metà degli anni Ottanta infatti, alcune società cooperative, tra le quali la FEMA, operano all’interno della Fiera grazie ad accordi sindacali e politici. Si tratta prima di lavoratori ex tossicodipendenti o ex carcerati poi di studenti, iscritti alla cooperativa, che vengono utilizzati a chiamata durante le Fiere come la Smau, il Macef. In pochi sono quelli che riescono a superare il numero minimo di ore e giorni lavorati annuali che prevedono l’obbligo di pagamento dei contributi presso l’Inps. Alla fine degli anni Ottanta il processo di precarizzazione della forza lavoro impiegata in Fiera aumenta: i servizi di portierato prima, la biglietteria poi, vengono appaltati a questo tipo di società che pagano i lavoratori a ore e rappresentano un evidente vantaggio economico per Fiera Milano rispetto ai costi e ai diritti dei dipendenti diretti. I sindacati, assenti nelle cooperative, non fanno nulla per evitare il processo che vede aumentare la flessibilità contrattuale del personale fieristico.

Dirigenti coinvolti

Le cooperative presenti in Fiera intanto continuano a fagocitare servizi e funzioni un tempo gestiti direttamente dai dipendenti di Fiera Milano. Nonostante Manipulite decapiti i vertici dei partiti che gestiscono la Fiera, in particolare del PSI milanese e lombardo, dopo 15 anni troviamo gli stessi nomi a gestire parti fondamentali dei servizi feristici. A partire da Antonio Intiglietta, ex DC, della Compagnia delle Opere, amministratore delegato della Ge. Fi. la società che gestisce la Fiera di Milano, deus ex machina dei ‘Artigiano in Fiera’, la più profittevole degli eventi fieristici lombardi. Non è un caso che l’attuale A.D. di FieraMilano sia Enrico Pazzali, 46enne appoggiato da A.N.

L’ultimo campanello d’allarme, forse il più simbolico per chiunque abbia mai varcato i cancelli della vecchia Fiera per lavorare, è la privatizzazione del servizio delle hostess, un tempo fiore all’occhiello di Fiera Milano.

Sviluppo economico o precarizzazione totale?

Se il modello di sviluppo scelto dalla classe dirigente lombarda e avvallato dai sindacati confederali è quello che ci mostra la vicenda di Fiera Milano, le prospettive future si tingono di tinte fosche per tutti i cittadini dell’area metropolitana milanese. Questa vicenda che riassume una tendenza diffusa in tutto il terziario avanzato, segna per l’alto valore simbolico che ricopre l’affermarsi di un’instabilità di reddito sistemica. La flessibilità imposta cessa di essere una condizione meramente contrattuale, relegata al mondo del lavoro ed entra a far parte della quotidianità della maggioranza dei cittadini: la cosiddetta ‘precarietà di vita’. Il rischio, fortissimo, per gli addetti del sistema Fiera è quello di trovarsi come i colleghi della Best Union, la società a cui Fiera Milano ha appaltato i servizi di hostess e portineria. Solo 4 mesi fa, nell´aprile del 2010 in pieno salone del Mobile, un gruppo di attivisti della rete Mayday avevano inscenato una protesta clamorosa nei padiglioni di Rho denunciando l’oscena situazione che stavano vivendo hostess e portieri precari della Best Union. Erano 4 mesi che aspettavano il pagamento di uno stipendio che 8 volte su 10 non raggiungeva i 700 euro mensili. Non è un caso che i sostituti dei dipendenti a tempo determinato, i precari della Best Union si fossero rivolti al Punto San Precario lo scorso aprile. Non percepivano nessuno stipendio da ben 6 mesi e grazie al Santo, quanto meno, son riusciti ad ottenere gli arretrati……

TNT: tutta ‘na truffa

I soloni che pontificano su giornali e TV sulle doti miracolose della flessibilità si meriterebbero di passare quello che hanno dovuto subire 60 ‘bravi ragazzi’ lo scorso aprile 2009. Postini e fattorini assunti da una delle ditte alle quali il colosso delle poste private TNT aveva subappaltato una commessa ‘vinta’ da Poste italiane. La mattina, arrivati nei depositi in dismissione di via Valtellina, l’ex dogana di Milano, avevano visto la ‘sparizione’ completa del loro lavoro. Nessuno ad aspettarli, nessun mezzo, spariti responsabili e referenti. Nulla, più nulla. Dopo un presidio davanti alla TNT di zona Mecenate in molti avevano fatto causa alla filiera di ditte che li aveva presi per la gola. La strategia dei manager TNT era stata quella di proporre una buonuscita di 1500 euro ad alcuni di loro, decisione inconfessabile immediatamente negata quando sotto gli uffici della multinazionale delle spedizioni si era presentato un folto gruppo di precari con striscioni e telecamere al seguito, assistiti da alcuni devoti del Santo. Oggi le cause sono in dirittura d’arrivo e ci sono buone speranze che i malcapitati possano avere almeno un risarcimento per il torto subito. Bastava guardarli in faccia per capire quali siano i costi che i rampanti manager di Poste Italiane si vantano di aver tagliato, quale sia il risultato delle privatizzazioni bipartisan che da 20 anni infettano il paese, a quale livello di barbarie si sia prostrato il mondo del lavoro nella civile Milano, anno del signore 2010.