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Nei mesi scorsi Auchan S.p.a., azienda della grande distribuzione organizzata (GDO) presente in Italia con più di 50 ipermercati, e Manutencoop S.p.a., azienda leader nel settore dei servizi per le aziende, hanno concluso un contratto che sancisce l’esternalizzazione, ossia la cessione, del reparto manutenzione finora gestito internamente da Auchan.
Il trasferimento di ramo d’azienda, che in questo caso ha coinvolto 118 lavoratori sparsi nei vari punti vendita della penisola, è una pratica molto usata dalle aziende così da potersi dedicare al core business, dicono loro, alleggerendosi di qualche lavoratore e diminuendo le voci di spesa.
Il passaggio della manovalanza da un’azienda all’altra è quasi sempre diretto e ogni tanto armonizzato, ma il problema è la stabilità e la tranquillità lavorativa che ci si è costruiti.
Non è un problema di solidità d’impresa o di serietà aziendale, ma possono destare sospetto i modi e i tempi di queste operazioni.
Infatti con Auchan sai qual’è la tua sede di lavoro, invece Manutencoop lavora su appalti che in futuro potrebbe non ottenere, andando a incidere sugli equilibri dei lavoratori.
Inoltre ci sono esempi di aziende che attraverso queste procedure hanno avviato processi di precarizzazione e di flessibilizzazione della forza lavoro che in alcuni casi ne hanno causato l’espulsione del mondo del lavoro.
E infine sono sotto gli occhi di tutti le condizioni e i ritmi di lavoro che già operano in settori esternalizzati.
Diciamo che con Manutencoop aumenti il tuo grado di precarietà.
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di Andrea Spotti – thx MilanoX
Uno sgombero rapido e indolore, compiuto nel rispetto dei diritti umani e con un uso moderato e selettivo della forza. É questa la versione che governo, polizia e mass media danno del violento sgombero dello Zocalo, la piazza centrale di Città del Messico occupata per quasi un mese dai professori della CNTE (Cordinamento nazionale dei lavoratori dell’educazione) in protesta contro la riforma educativa recentemente approvata dal parlamento. Tuttavia, i racconti di chi la piazza l’ha occupata e dei tanti solidali accorsi durante la giornata di venerdí per cercare di fermare la repressione descrivono una realtà assai differente, fatta di brutalità e abusi polizieschi, caccia all’uomo e detenzioni arbitrarie. Cose, queste, che paiono purtroppo essere diventate una consuetudine nella gestione della piazza, almeno dal 1° dicembre 2012 a questa parte, giorno in cui s’insediò alla presidenza il fraudolento Peña Nieto fra la protesta popolare.
Nonostante la ricostruzione ufficiale faccia pensare ad un approccio soft, ed il ministro degli interni Osorio Chong parli di un’operazione pulita che ha cercato di evitare lo scontro e privilegiare il dialogo, l’imponente schieramento di forze dell’ordine e il bilancio della giornata provocano un’impressione differente. Con l’obiettivo di permettere al presidente Peña Nieto di dirigere la cerimonia del grido dell’indipendenza hanno ripulito la piazza, per usare le parole del capo della polizia Mondragón, due elicotteri, 3600 elementi della polizia federale in assetto antisommossa, nonché i nuovissimi cannoni ad acqua, entusiasticamente presentati all’opinione pubblica quale esempio di modernizzazione del Paese. Bilancio finale: 34 arresti e una quarantina di feriti.
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Effimera nasce da un batticuore. Da un ritmo precario, incerto ma creativo, che ha preso avvio dopo la chiusura di UniNomade 2.0. Rappresenta uno dei nostri possibili approdi, antidoto alla diaspora del general intellect che ha fornito, generosamente, linfa vitale a quel progetto. Un contributo di intelligenze e di esperienze politiche, fra loro diverse e eterogenee, che mantengono comunque alcuni elementi comuni: la passione per la discussione critica del presente e la necessità di cercare risposte alternative, non banali e non allineate al pensiero dominante, all’interno della più grande crisi di valorizzazione che la storia del capitalismo ricordi.
La metodologia di analisi e di elaborazione teorica da cui siamo partiti si radica nel pensiero operaista italiano degli anni Sessanta che, nella sua critica post-operaista degli anni Novanta, trova la sua compiuta ragion d’essere. Abbiamo attraversato i deserti creati dalla precarizzazione esistenziale, siamo noi quei precari felicemente orfani di molti apparati (la fabbrica, l’università, lo stato, il partito), che scrivono e agiscono in prima persona dietro spinta del desiderio di indagare, di inchiestare e di con-ricercare la dinamica dei rapporti sociali ed economici che hanno portato, negli ultimi trent’anni, a una metamorfosi irreversibile del processo di accumulazione capitalistica nel nuovo millennio.
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Simone Pieranni |
Da fabbrica del mondo a paese che cerca lo sviluppo del mercato interno. Un passaggio che porta la Cina a trasformarsi, a modificare la propria struttura produttiva, con conseguenze sociali ancora una volta epocali. Anche nei polmoni economici del paese e nelle grandi città sempre più spinte verso i servizi, affiora ormai la lotta – che in Europa conosciamo bene – tra chi chiede flessibilità e chi chiede garanzie.
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Questa mattina Expo 2015 spa e sindacati hanno siglato il protocollo che disciplina le modalità di assunzione e di impiego del personale durante i sei mesi dell’Esposizione Universale. Proviamo, quindi, a darne una lettura a caldo.
Volontari?
Il primo dato particolarmente significativo, soprattutto per noi che nei giorni scorsi abbiamo dato spazio a critiche sul fatto che Expo potesse diventare un evento organizzato con lavoro gratuito, è il numero di volontari. l’allegato 5 del protocollo, intitolato “Programma volontari del sito espositivo”, prevede “di generare 475 opportunità di volontariato. Tale valore moltiplicato per il periodo di presenza giornaliero (minimo 5 ore) e per una permanenza media di due settimane – che pertanto prevede rotazioni di gruppo (di team; di equipe, ecc.) – consente di coinvolgere circa 18.500 volontari” (!). I volontari, inquadrati in squadre da 10 persone guidate da 2 team leader, si occuperanno “dell’accoglienza e orientamento del visitatore”; “facilitazione dell’esperienza di visita”; “facilitazione della partecipazione nazionale e internazionale”. In concreto, questo significa “indirizzamento delle persone verso le biglietterie”; “indirizzamento in caso di richiesta da parte del visitatore sulle modalità di uscita dal sito”; “supporto al visitatore in coda (es. fuori dai padiglioni, aree show ecc.) in caso di bisogno”; “supporto nella facilitazione degli afflussi e dei deflussi all’interno delle aree di visita del sito espositivo tramite la diffusione di indicazioni”.
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