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1 Maggio 2007 – Il Manifesto
Bello e impossibile
Rosati (Cgil) vuol sposare San Precario
«Rosati chi? Quello che invita sempre la Moratti al Primo Maggio?» Questo il commento più blando tra i partecipanti alla Mayday Parade. Poche ore prima dal palco «ufficiale» in Piazza Duomo il segretario della Cgil , Onorio Rosati, aveva lanciato l’idea d’unificare l’anno prossimo le due manifestazioni, quella sempre più rachitica e spenta dei confederali e quella creativa dei precari. Oddio, l’idea sarebbe anche buona. Ma è arrivata in ritardo ed è sembrata una boutade estemporanea per farsi notare. Un consiglio per il futuro: la prossima volta la Cgil ci riprovi con qualcuno dei suoi meno indigesto a San Precario.
1 maggio 2007 – Corriere della Sera – cronaca di Milano Sapelli: confederali e Mayday parade, un solo corteo di Marco Cremonesi
«Il mio auspicio? Che la si finisca con le due manifestazioni separate, quella dei sindacati confederali e il mayday ». Giulio Sapelli, insegna storia economica in Statale, è presidente della holding di Palazzo Isimbardi Asam, ed è stato membro di alcuni dei più importanti cda italiani, da Eni a Coop a Fs a Montepaschi.
3 maggio – Liberazione In piazza i lavoratori in lotta e molti migranti MayDay, atto 7: 60mila a Milano San Precario a suon di musica di Francesco Purpura
Per la settima volta consecutiva la mayday parade milanese sfila per le vie della città portando in piazza decine di migliaia di precari. Cinquanta, sessantamila giovani (e non) hanno riempito le strade di Milano nel pomeriggio del Primo Maggio in una manifestazione se possibile ancor più riuscita, partecipata e colorata delle precedenti. C’erano ovviamente anche i sindacati di base, a cominciare dalla sempre più visibile Cub, che ha riempito di bandiere tutto il percorso e che, forte del suo ruolo di co-fondatore dell’iniziativa, ha colonizzato la piazza d’arrivo della manifestazione, presenti così come le delegazioni del Sindacato Intercategoriale dei Lavoratori, con una partecipazione significativa di migranti, gestori e operatori dei phone-center che la recente legge 6 del governatore Formigoni costringe di fatto a chiudere e che quindi ricordavano come "ci hanno fatto diventare precari per legge". E poi tantissimi piccoli gruppi, micropresenze da ogni dove a confermare, se non nei numeri sicuramente nell’estensione territoriale e nella diversità di provenienza, l’ormai consolidato superamento della mayday sul sempre più fiacco e incolore primo maggio sindacale. «E’ un fatto incontestabile -ha dichiarato Piergiorgio Tiboni, – che si è trattato della più importante manifestazione per il Primo Maggio che si è tenuta in Italia. La mobilitazione di tante persone, tra cui la novità di quest’anno è la partecipazione di migliaia di studenti delle superiori e delle università – continua Tiboni – dà la misura dei bisogni e della partecipazione alle lotte per una profonda modifica della politica economica e contro il lavoro precario». Mayday, atto settimo quindi. Sette anni intensi, di crescita, in cui, come recita il sito di Chainworkers che in questi anni ha tessuto la trama e le fila di quest’esperienza, si è passati dalla "sorpresa" di un nuovo soggetto che affermava la sua esistenza nel 2001 e 2002 al dichiarare poi la condizione sociale (e non solo lavorativa quindi) della condizione di precarietà nel 2003. E’ seguita l’invasione dei cinquantamila del 2004, primo anno di moltiplicazione delle parade precarie nelle città europee e di comparsa sulla scena di quel San Precario che negli anni a venire diverrà vera e propria icona no-copy degli attivisti maydayani lungo tutto lo stivale. Proseguono il percorso storico-politico gli Imbattibili, i supereroici modi in cui nel 2005 vengono comunicate e rappresentate le diverse forme di resistere alla precarietà per arrivare infine all’anno scorso in cui, provocatoriamente, si afferma che se è l’intera vita dei precari ad esser messa in gioco allora la lotteria in cui s’è inseriti (e che viene resa parodia) è il meccanismo da inceppare per non sentirsi dire sempre e comunque "ritenta, sarai più fortunato". Quest’anno, con la collaborazione anche di Liberazione, i richiestissimi "Tarocchi precari" hanno mostrato a tutti le due facce possibili delle mille diverse condizioni precarie: sfruttamento e mancanza di diritti da un lato ma cospirazione, iniziativa e rete solidale dall’altro. E i manifestanti di Milano hanno già detto chiaramente da che parte si collocano. 03/05/2007 3 maggio 2007 – Il Manifesto Milano. Alla parata dei precari si divina il futuro e si consultano i tarocchi Pesca la carta e ti dirò chi sei 100 mila alla Mayday parade di Sara Farolfi
Milano – Il futuro? Alla Mayday si legge destino. E per conoscerlo si consultano gli «arcani» della precariomanzia gratuita. Pochi scampoli di speranza, però, per i centomila precari che ieri hanno sfilato lungo il centro di Milano. Hai tra le mani la «papessa», donna in pettorina rosa che simboleggia il diritto alla casa, agli affetti, al tempo e al sesso? Allora c’è da sperare di trovare subito il «santo». E il destino promette una maternità desiderata con i contributi pagati. Alla sua settima edizione, meno partecipata – notano in molti – almeno per quanto riguarda alcune delle sigle della cosidetta sinistra radicale, la parata precaria milanese continua ad intercettare comunque un «bottino goloso». Decine di migliaia di giovani e giovanissimi che vivono la precarietà come condizione esistenziale. Del lavoro e degli affetti. Diffidano della rappresentanza, politica e sindacale, e rivendicano il loro protagonismo. Inutile dire a che santo sono votati. Eccola la Mayday, precaria pure lei a soli sette anni, nel suo carnevalesco procedere tra il serio e il faceto. A ciascuno il suo arcano. Gli autorganizzati dello spettacolo, i giornalisti «creAttivi» e gli ormai storici precari della Scala, che aprono la colorata sfilata, esibiscono l’«appeso». Quello che attende il rinnovo del contratto, o il pagamento del lavoro svolto sei mesi prima. «Il più precario dei precari», al quale l’unica speranza può arrivare dalla «telefonista». In maglietta rossa, si presentano le «Winders», lavoratrici (e qualche lavoratore) del call center Wind di Sesto San Giovanni, di recente esternalizzati ad Omnia. Una trentina di loro al corteo. Contratto a tempo indeterminato, raccontano, «ma il nostro lavoro – è legato ora a una commessa da cui Wind potrebbe recedere in ogni momento». E con Omnia – dice – «ci sono già problemi con l’accredito degli stipendi». Sullo scorcio di piazza Duomo, come di consueto, san Precario intona «o mi bela madunaina, che sta mai hands in hands». «L’ambiente va tutelato a tempo indeterminato» dicono i precari dell’Arpa, che per l’occasione è diventata l’«agenzia regionale dei precari dell’ambiente». Vicini, i precari del Comune di Milano. La «catena» è il loro arcano, «quella che ti lega al lavoro, agli schedari, all’ufficio…». A proposito di Comune, immancabili i commenti del vice sindaco Riccardo de Corato. Per lui è una «spray parade», vede solo le scritte comparse su alcuni muri in solidarietà agli arrestati del 12 febbraio scorso e al centro sociale Gramigna. Ma mai come quest’anno la Mayday è filata via come una grande festa. Qualche centro sociale esibisce l’«immobile», temibile arcano che «se accompagnato dalla Macchina, può simboleggiare le ruspe che abbattono il centro sociale». Dietro, il carro dei migranti, «cittadini di fatto» si definiscono, quest’anno con l’inedita presenza di qualche cinese. A chiudere la parata, i sindacati autonomi Cub e SdL. Mario esibisce il suo cartello: «Sono a tempo determinato, scado il 3 maggio». Gran finale, come sempre, al castello Sforzesco tra musica e balli in piazza. Difficile da cogliere in una parola, la parata che fa della sua molteplicità e irriducibilità agli schemi della rappresentanza la propria ragione d’essere. Per l’anno prossimo, sentita la cartomante, si spera nel jolly. |
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