Intervista di San Precario a Graziella Carneri segretaria della Filcams Cgil di Milano sull’accordo Fiera Milano.
Graziella Carneri: Non sono state solo le RSU ma tutti i lavoratori riuniti in assemblea a votare l’accordo. Su 350 dipendenti ve ne sono stati 8 contrari e 20 astenuti, tutti gli altri si sono detti favorevoli. Del resto non si tratta di licenziamenti ma di cassa integrazione in deroga.
San Precario: Ma ai lavoratori è stato detto che al termine della cassa verranno licenziati.
L’azienda può dire quello che vuole i fatti sono che invece dei 150 dipendenti in mobilità richiesti inizialmente dall’azienda abbiamo ottenuto la cassa di un anno per 85 dipendenti. E non è stato facile. So che voi di San Precario potete non essere d’accordo ma questa si chiama libertà di impresa. Lazienda ha tutto il diritto di licenziare i lavoratori.
Ma Fiera Milano non è un’azienda privata, i soldi sono di stato, regione, provincia e comune. Inoltre Fiera Milano è anche un’azienda guardata come un sempio nell’area milanese. Si lega anche al discorso di Expo 2015.
Si ma è una spa non è un’azienda pubblica. E poi nessuno degli enti locali ha detto nulla rispetto ai lavoratori. Del resto anche i lavoratori sapevano di essere pagati “troppo” e che l’azienda era sovradimensionata. I costi del personale erano troppo alti.
Quindi non è vero che Fiera Milano sia in crisi?
No ma si sta riorganizzando
Ma è normale che un’azienda che ha appena speso milioni per acquisirne un’altra licenzi ¼ dei propri dipendenti?
Sì. Le acquisizioni, così come la cassa integrazione, sono viste come un modo per rimanere competitivi sul mercato.
I lavoratori hanno votato la disdetta del contratto integrativo, l’aumento d 36 a 40 ore settimanali, l’eliminazione degli straordinari e tanti altri diritti. E’ stata una scelta condivisa?
No, non hanno votato l’eliminazione dell’integrativo anche se è vero che c’è stata una netta perdita di diritti. Del resto la RSU ha investito molto su questo accordo, che è doloroso. Ha provocato diversi casi difficili ma ripeto ha garantito 1 anno di cassa integrazione a 85 persone. Eravamo partiti però da 150 esuberi, quasi la metà dei dipendenti.
I lavoratori hanno paura di finire come portieri e bigliettai precari della Best Union, la società a cui la fiera ha appaltato i servizi, costretti a rivolgersi a San Precario dopo 4 mesi senza stipendio.
E’ un rischio più che probabile.
Non c’era davvero nessun’altro modo di gestire la situazione?
So che voi non siete d’accordo. Cosa avremmo dovuto fare le barricate e poi?
Ma non c’è contraddizione tra la comunicazione che Fiera Milano fa all’esterno, grandi progetti, promesse per un Expo futuro radioso e pieno di lavori e la contemporanea cassa per 85 dipendenti?
Certo anche se sono usciti articoli in merito.
Però non hanno avuto nessun effetto e pochissima diffusione.
Del resto l’accordo l’hanno firmato i lavoratori.
Fiera Milano non è un’azienda simbolo per il nuovo modello economico che in molti stanno tentando di spacciare in vista di Expo 2015? Non crede che il possibile licenziamento di ¼ di dipendenti al termine della cassa sia simbolicamente importante?
Ho capito dove vuoi arrivare. Sì e le prospettive future sono inquietanti. Questo fatto produrrà licenziamenti a cascata in tutte le società appaltate da Fiera Milano. Vi sono esuberi tra le guardie giurate e in altri settori di addetti.
Ma non crede che sia stata data poca visibilità a quanto successo in Fiera?
Veramente sono usciti degli articoli
Ma in che proporzione rispetto a tutte le bugie diffuse da Fiera Milano sui mirabolanti progetti per il futuro, i rendering sulle nuove aree i video che glorificano i nuovi padiglioni?
Certo la proporzione non regge.
E alla fine sono arrivati anche i licenziamenti, dopo un anno, come era prevedibile, ecco le soluzioni concrete. Chissà ora quale sarà l’opinione dei lavoratori (ex) della Fiera. Di certo Fiera si è appena beccata una valanga di soldi vendendo i terreni agricoli di Expo a un prezzo di oltre 10 volte il loro valore. Altro che crisi, fanno soldi a palate e li paghiamo noi, mentre i lavoratori li lasciano a casa, per prenderne poi altri con contratti a termine e sottopagati. Difendere i lavoratori dai licenziamenti non è una battaglia ideologica, è quello che dovrebbe fare il sindacato. Chi è disonesto e vigliacco? Mah, che tristezza…
La replica di Graziella Carneri è la replica di chi è stato colto con le mani nella marmellata. Ci accusa di aver “inserito frasi non dette, giudizi mai espressi e la costruzione delle domande e risposte ad hoc”. Ma si dimentica di dirci quali frasi, giudizi o altro. Ed è triste vedere una figura sindacale di spicco limitarsi a insultare (“intellettualmente disonesti, vigliacchi”), senza essere in grado di ribadire una sua legittima posizione, legittimamente criticabile. Non basta appellarsi all’esito dell’accordo e affermare che i lavoratori lo hanno accettato. Sappiamo come vanno queste cose: è come chiedere al condannato a morte, se preferisce l’ergastolo. Ovvio che dica di si (come ricorda il commento n. 1). Ma sempre di galera, trattasi. Ed è ancor più triste che il ruolo del sindacato sia quello di ridurre gli anni di galera, in una logica concertativa di comodo che vede del tutto irrealizzabile qualsiasi tentativo di alzare la testa e opporsi agli abusi della precarietà e del ricatto. San Precario ha dimostrato, proprio alla Fiera, che è possibile.
P.S.: San Precario non appartiene al mondo antagonista ma alle precarie e ai precari, non teorizza e pratica sempre e comunque lo scontro: solo quando è costretto per difendere i diritti delle/i lavoratrici/tori e per proteggerli da chi sulla loro pelle firma accordi al ribasso. San Precario è intellettualmente coerente.
Certo che nell’intervista riguardante la riorganizzazione di Fiera Milano, attraverso l’aggiunta di un termine o di un aggettivo, l’inserimento di frasi non dette, di giudizi mai espressi e la costruzione delle domande e risposte ad hoc, siete riusciti nell’intento di dare l’immagine del sindacato come voi volete che appaia. Devo dire che ho accettato di parlare con voi dell’accordo pur sapendo che appartenete al mondo antagonista, che teorizzate e praticate sempre e comunque lo scontro, mai il confronto, che siete sempre e comunque contro il sindacato confederale, ma, sinceramente, non pensavo che foste disonesti (intellettualmente) e vigliacchi.
Del vostro giudizio mi importa davvero poco, mentre mi importa molto dell’opinione che i lavoratori di Fiera Milano (unici soggetti ai quali ritengo di dover rispondere) possono essersi fatti leggendo quella intervista. Ed è unicamente questo il motivo della mia replica. Quello che appare nell’intervista è un pensiero che non mi appartiene ed è lontanissimo dal mio modo di intendere il ruolo sindacale e il rapporto con i lavoratori. Le considerazioni e le argomentazioni che ho svolto con l’intervistatore sono le stesse che ho sottoposto al confronto e alla discussione con i lavoratori di Fiera Milano nell’ultima assemblea e il giudizio sull’accordo è quello riportato nel comunicato unitario scritto subito dopo la firma. Tutto il resto è artefatto ad uso e consumo di coloro che hanno interesse a screditare il sindacato.
Sono certa, comunque, che i lavoratori, che stanno vivendo sulla propria pelle una condizione particolarmente pesante, sono perfettamente in grado di giudicare e distinguere fra coloro che cercano di trovare risposte e soluzioni concrete e coloro che pensano di strumentalizzare la situazione per battaglie puramente ideologiche.
bella intervista!!! grazie a chi l’ha fatta. i sinadacai si sono venduti. certo, che dovevamo fare? alzata di mano per 150 licenziamenti o 85 casse integrazioni…. voi cosa avreste fatto? 85 sono meno di 150….
e ora pare che vogliano ricominciare… altri 50…