Mancano pochi giorni all’esternalizzazione.
Pochi maledetti istanti ci dividono dall’ulteriore nefandezza che un’impresa compie ai danni di persone che fino a ieri si sentivano garantite e che da domani lo saranno molto di meno. Che ci credano o no, da domani saranno più precari. Tutti e tutte. Non è una questione di impiego garantito o meno. Non importa se resteranno in Wind o se troveranno un altro lavoro stabile. Da domani, per sempre, avranno la percezione che tutto può mutare, con una facilità incredibile ed una velocità inafferabile.
La parola di un contratto non sarà più la stessa. I rapporto con i propri colleghi neanche.
Ma anche la civiltà delle imprese, la fiducia verso le loro promesse, l’adesione al loro mondo ne usciranno mortificate.
Attenzione però! La disillusione non ha in sè un valore positivo se non si trasforma in una complicità con altri precari/e e altri/e lavoratori/trici. La sfiducia verso qualcuno non si tramuta in automatico in una fiducia in qualcun’altro.
La precarizzazione nasce e si diffonde proprio così. L’erosione dei diritti e lo svilimento delle condizioni di vita disilludono profondamente le persone ma l’atomizzazione – la solitudine e l’impotenza sociale – rendono questa sfiducia un motivo di competizione e non di ripensamento dei propri gesti, ineludibile preludio alla creazione di un altro Senso.
"Non pensavo che il mondo fosse così schifoso" ha detto un lavoratore chiudendo un lungo fraseggio che ha ripercorso in un baleno due mesi durissimi, sia mentalmente che fisicamente, in cui tutto, per lui, ma anche per noi, è mutato.
In questa frase traspare una consapevolezza diversa e non una rassegnazione. Ma dove si colloca questa consapevolezza? Spesso si colloca in un mondo in cui la percezione del sè non è più nitidamente schierata o "con i padroni o con i lavoratori" bensì si immerge in un contesto composto da mille coscienze e mille identità che confondono. Illudendo o distraendo.
Questo meccanismo perverso, conseguenza del modo di produrre e delle filosofie esistenziali delle imprese, impedisce alla disillusione di trasformarsi in un sentimento positivo, complice ed attivo. Per scardinarlo è necessario costruire dei riferimenti sociali non più centrati sulla "coscienza" ma sul "vantaggio" che una cooperazione positiva, complice ed attiva – che chiamiamo appunto cospirazione – può produrre.
In questo senso deve essere letto il Call Wind & Strike. Non semplicemente
come un azione solidale ma come una relazione in potenza di complicità e
sentimenti precari ( e di precari/e ).
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