Oltre il 50% dei giornalisti è portatore di sintomatologie che giustificherebbero una diagnosi di disturbo d’ansia. Lo rivela un’indagine condotta dall’Associazione della Stampa romana che, con l’aiuto di psicologi e psicoterapeuti, ha predisposto e distribuito circa mille questionari all’interno delle redazioni romane con lo scopo di valutarne il clima. «Quest’indagine – ha spiegato Silvia Garambois, segretario dell’associazione – rivela come il rischio di mobbing nella nostra categoria è 4 volte superiore a quello stimato negli altri luoghi di lavoro».
Secondo la ricerca, oltre la metà dei giornalisti si lamenta per la quantità di tempo lavorato a favore del tempo libero; il 47% del campione è convinto di svolgere mansioni modeste rispetto alla propria formazione. àˆ il caso soprattutto delle giornaliste che, pur essendo più preparate all’ingresso nel mondo dell’informazione hanno 17 possibilità in più rispetto ai colleghi uomini di essere sottoposte a mobbing. I dati diffusi dall’ Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani (Inpgi) nel 2005 indicano che nei quotidiani i direttori uomini rappresentano il 98,4%, nelle radio e tv il 91,7%, nelle agenzie di stampa l’88,4% e nei periodici il 62,6%. Il quadro che emerge dalla ricerca rispetto alle relazioni interpersonali all’interno delle redazioni rivela, poi, che i rapporti tra colleghi sono improntati ad una «esasperata competitività » e caratterizzati da «scarso rispetto reciproco» e «atteggiamenti troppo seri e formali»; più della metà del campione esaminato ammette che «si parla alle spalle» denunciando pettegolezzi tra colleghi. «Per il sindacato – ha concluso Garambois – i risultati di questa indagine rappresentano un punto di partenza importante, anche e soprattutto per ridiscutere con le aziende e con gli editori l’organizzazione del lavoro nelle redazioni. Il mobbing infatti non è solo un male oscuro dei singoli, è invece contagioso, demotivante e ha riflessi immediati sul lavoro e sulla stessa qualità dell’informazione»
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