TECNOLOGIE DEL CONTROLLO: oDesk e il ritorno al taylorismo nell’era del telelavoro
Oh mia cara scrivania, quante volte ho chinato la testa e mi sono
fatto scudo delle tue carte polverose per fuggire lo sguardo del
Principale! Bei tempi andati, direbbe il nonno, in cui fra le carte
ancora si nacondevano elementi di libertà! Quando infatti la
scrivania diventa virtuale ed il lavoro diventa tele-lavoro anche
questo miserevole margine ci viene tolto. Sissignori, siamo infine
entrati in quella distopia dove tutto è trasparente al controllo,
dove nascondersi è impossibile ed il tempo si è fatto Uno, un
integrale senza sfilacciature. Benvenuti insomma nel mondo di Odesk,
una delle tante piattaforme web di tele-lavoro oggi disponibili.
Nel mondo di oDesk tutto quello che fai è sotto controllo, non
importa se sei in Cina o in Russia, a casa o in ufficio. Viene
monitorata la tua presenza di fronte allo schermo, l’uso dei progammi
sul tuo desktop, vengono perfino contate il numero delle tue battute
sulla tastiera. Non basta che il tuo project manager sia collegato con
te in video conferenza per tutta la durata del lavoro? No certo! Sei
fotografie vengono scattate ogni ora in tempi indeterminati per
estendere il controllo del padrone oltre i limiti non solo spaziali ma
anche temporali (!) della sua attenzione.
In questo mondo il controllo si totalizza e soggettiva ad un tempo.
L’obiettivo è quello taylorista della misurazione e
dell’esasperata massimizzazione delle tua produttività. Ma il mezzo
è la persona virtuale del controllo, la sua soggettivazione
antagonista nel tuo spazio di lavoro, la sua presenza sul tuo desktop.
Buffo neh? Un tempo ci dicevano che i nuovi lavori con alto
contenuto di prestazione cognitiva ed "intellettuale", lavori
"creativi" insomma, avrebbero incentivato meccanismi di delega
della responsabilità, l’abbattimento delle gerarchie interne
all’impresa e l’instaurazione di rapporti di fiducia fra lavoro e
management. Signori con barba e baffi ci hanno parlato di nuova
centralità del lavoro, ci hanno detto come saremmo stati
responsabilizzati e resi liberi dalle nuove forme
dell’organizzazione orizzontale, ci hanno decantato le meraviglie del
team work e della nostra nostra autonomia decisionale.
Pia illusione. ODesk ci propone infatti la riedizione di una forma
perversa di taylorismo, una che ci affranca dal grande automatismo
della catena di montaggio solo per portarci il Robot-Padrone, il
padrone virtuale direttamente in salotto. Avete presente l’archetipo
del Boss che credevamo di aver lasciato nella bottega, la sua presenza
fisica, la sua maniacale territorialità, il suo fiato sul collo?
Tutto dimenticato dai tempi della grande fabbrica e della catena di
montaggio che da tale presenza ci aveva liberato? Nossignori! Con
oDesk assistiamo piuttosto alla sua re-incarnazione virtuale e
ubiquitaria nello spazio/tempo del Tele-Lavoro. Dovremo forse dire con
Cronenberg una volta ancora "Death to Videodrome, Long Live the New
Flesh!"
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