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Lo striscione incriminato
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato nel suo discorso ufficiale che tra le donne italiane una su tre subisce maltrattamenti e soprusi. Mancano, nel conto di Napolitano, le botte che un gruppo di donne ha preso dalla polizia proprio durante il giorno della ricorrenza a Milano, in Piazza Cadorna.
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C’è chi usa la crisi economica per alzare il livello di scontro economico: approfitta della situazione di incertezza per chiudere siti produttivi efficienti e speculare sul nuovo business milanese dell’Expo2015 e sappiamo chi sono. C’è chi risponde a tale situazione, limitando il proprio intervento al solo ambito lavorativo, come se politiche del lavoro e politiche di welfare appartenessero a due sfere d’azione distinte.
Noi non siano ne gli uni né gli altri.
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Dell’espropriazione dei beni comuni
Che Silvio Berlusconi abbia come primo obiettivo quello di utilizzare il proprio ruolo per promuovere interessi personali (aiutato com’è da un’opposizione molto blanda) è accertato, ormai, dall’esperienza. Ma il governo di centro-destra non dimentica di prendere anche altri provvedimenti, forse ancor più pericolosi di quelli di carattere strettamente “privato”.
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In data odierna si sono dimessi Valentina Serri, Matteo Ferrari del Consiglio di Amministrazione della VoiCity S.r.l.
Rimane in carica solo soletto il Gili che imperturbabile non sembra accorgersi del naufragio.
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Le mura del Cral ( circolo ricreativo aziendale dei lavoratori) di Linate sono state colorate da due bellissimi murales che immortalano la working class aeroportuale. In entrambi i murales – sorpresa ! – compare un simbolo a noi caro: l’effige di san precario. La cosa ci sorprende un poco. E non perché San Precario appaia all’aeroporto di Linate. Infatti è anche grazie alle sue continue scorribande che si deve la regolarizzazione di molti/e precari/e (leggi qui, leggi anche qui, e poi qui, e pure qui, ancora qui e infine qui e qui). Il fatto che ci rende curiosi è che la gestione del Cral è condivisa fra varie sigle sindacali e azienda e ad entrambi non piace molto il nostro modo diretto di intervenire nei conflitti fra Sea e lavoratrici. Cosa sarà mai successo?
Lo chiediamo a Gianni Cervone, lavoratore Sea in cassaintegrazione e membro dell’esecutivo del Cral.
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