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Mercoledì 4 maggio dalle 21. Spazio ShaKe – Interno 4 (MM3, tram 9) viale Bligny 42 San Precario, il Santo di tutti i precari e le precarie, invita i suoi devoti e non solo alla presentazione del secondo volume dei Quaderni per accrescere in conoscenza e coscienza, per apprendere di lotte virtuose, per essere contaminati dalla voglia di sciopero precario.
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Le dichiarazioni del consigliere comunale Gallera e dell’assessore Terzi in merito all’anatema di San Precario che da undici anni parla, scrive ed agisce con ironia e sarcasmo è il sintomo evidente di schizofrenia politica e di poche idee dalle parti del centro destra per invertire la tendenza al ribasso che i sondaggi stanno confermando giorno per giorno. E allora le sparate sono sempre più grosse: ieri le brigate rosse stavano in procura, oggi hanno fondato una fantasmagorica colonna “san precario”? L’affermazione si commenta da sé.
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Cari negozianti
Gentili manager
Cordiali dirigenti
Chiarissimi Amministratori Delegati
Voi che sul lavoro delle precarie e dei precari costruite le vostre fortune,
voi che in nome della flessibilità degli orari ingabbiate i vostri dipendenti,
voi che ritenete che lavorare sia semplicemente il piacere di una scelta libera e gioiosa,
voi che siete forse liberi di scegliere ma obbligate alla coazione al lavoro tutti i vostri dipendenti,
voi che volete tenere aperte le vostre attività anche durante il 1 maggio, festa dei lavoratori e non del lavoro,
che su di voi cada la maledizione di San Precario.
Vi ricordate il 2004? Anche allora tentaste di scippare la festa dei lavoratori e San Precario fece sentire la sua rabbia picchettando i vostri negozi e chiudendo le attività aperte. Quest’anno volete addirittura far lavorare interinali per sostituire le lavoratrici e i lavoratori che giustamente sciopereranno contro la vostra decisione.
San Precario vuole farvi ravvedere e aiutarvi a prendere la decisione più giusta:
non tenete aperti i vostri esercizi commerciali. San Precario vi assicura che in questo caso, sì che ve ne pentirete.
Antonio Polito sul Corriere della Sera del 28 aprile si scaglia contro le proteste di chi vuole che i negozi rimangano chiusi il 1 maggio. Si tratta di uno dei tanti articoli, altamente demagogici e servili, che quella parte del giornalismo italiano ben pagato è uso fare a sostegno delle scelte padronali e reazionarie. Non sarebbe degno di alcuna attenzione, se non fosse che Polito cerca di giustificare la sua posizione a favore dell’attività di consumo anche nei giorni di festa con argomentazioni che lui stesso presenta come all’avanguardia rispetto alle posizioni retrive e vetero dei sindacati e dei lavoratori.
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Per dieci anni la Mayday Parade è stata il primo maggio dei precari e delle precarie: l’espressione della nostra creatività, il luogo dove ci siamo riconosciuti, dove abbiamo coltivato le nostre relazioni e i nostri desideri e dove abbiamo reso visibili la nostra gioia e la nostra rabbia. Decine di migliaia di precari l’hanno animata, colorata, gridata e partecipata. Dopo undici anni sappiamo che la Mayday come spazio di espressione e visibilità, come momento di inclusione e ricomposizione della precarietà, ha vinto: oggi persino il papa e il sindacato confederale parlano di precarietà, mentre nelle piazze la generazione precaria esplode di rabbia. È tempo di esigere che i nostri desideri diventino realtà.
Stiamo cavalcando la tigre della precarietà, perché viviamo ogni giorno nell’incertezza ma anche perché sappiamo qual è la nostra forza. Il governo e l’Europa ci impongono privatizzazioni, licenziamenti, austerità, tagli, sacrifici. Non temporaneamente, per effetto della crisi, ma come politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire. Di contro, la condizione precaria è diventata un soggetto politico autonomo, che crea azione politica: pone domande, individua soluzioni e sviluppa conflitto.
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