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Alzi la mano chi può giurare di averci capito qualcosa, del provvedimento definito Imu-Bankitalia. L’unica cosa chiara è che il tutto è stato approvato dal Parlamento italiano in modo molto poco democratico. Sono stati messi insieme l’abolizione della II° rata dell’Imu, e la ricapitalizzazione della Banca d’Italia, che pur non avendo nulla a che fare tra loro, sono un gran bello scambio tra lo Stato e gli interessi speculativi immobiliari e finanziari.
Ci spieghiamo: l’abolizione dell’Imu favorisce i redditi medio-alti e le rendite territoriali, mentre la ricapitalizzazione di Bankitalia raggranella nuove entrate per compensare i mancati introiti dell’Imu, ma soprattutto è un gran regalo alle banche italiane, in vista della creazione dell’Unità Bancaria Europea.
Ora, gli effetti dell’abolizione dell’Imu sono facilmente comprensibili da tutti, ma non lo è affatto l’operazione Bankitalia, quindi l’intera faccenda è stata tutto tranne che una decisione democratica.
Proviamo allora a dire a che serve questa operazione Bankitalia. Il primo obiettivo è consentire ad altri privati, oltre quelli che già ci sono, di diventare azionisti di Banca d’Italia, il secondo è consentire alle banche che sono gli attuali azionisti un aumento della patrimonializzazione, ovvero un indice che misura il finanziamento dell’impresa. Tanto più elevato è l’indice tanto più l’impresa si autofinanzia e meno ricorre a fonti esterne: ebbene questa cosa è essenziale se le banche in questione vogliono passare l’esame europeo.
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Accademia Precaria stagione AutunnoInverno 2013: IV° incontro
Parlare di lavoro come “male comune” può sembrare provocatorio in un periodo che vede aumentare la disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma è questa la sfida che San Precario ha da tempo lanciato: discutere di che cosa significa oggi “lavorare”, discutere che cosa significa oggi la parola “lavoro”. Per “lavoro” si intende semplicemente il mezzo per poter sopravvivere, costi quel che costi? Oppure può indicare anche lo strumento per un’inclusione attiva nella società, come l’etica del lavoro continuamente ci ricorda?
E ancora: il concetto di “lavoro” si declina solo al singolare e al maschile o invece può presentare significati plurali e femminili? Ha ancora senso parlare di distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale?
In molti avevano scommesso in questi anni sulla “fine del lavoro”, la condizione precaria che oggi attraversa le nostre esistenze in modo molteplice, strutturale e generalizzato ci dice che siamo invece nell’epoca del “lavoro senza fine” e della “fine del valore del lavoro”.
Noi vogliamo fare un passo in avanti e vogliamo cominciare a discutere di diritto alla scelta del lavoro, non semplicemente del diritto al lavoro. Per provare a ricominciare a parlare di diritti ed essere all’altezza della sfida del nostro tempo.
Mercoledì 4 dicembre, h. 19.00, presentazione del libro “Lavoro male comune” di Andrea Fumagalli.
Ne discutiamo con l’autore insieme a Marcello Scipioni (Fiom), Emanuele Leonardi (Università di Bergamo), Chiara Martucci (ricercatrice)
Chi fa (I)per sé fa per tre…
Lo scorso agosto Iper Orio ha comunicato alle organizzazioni sindacali l’intenzione di procedere al licenziamento collettivo di ben 120 dipendenti per crisi aziendale e conseguente riorganizzazione/ ristrutturazione del punto vendita. La società Iper s.p.a., che gestisce due ipermercati (uno a Orio al Serio e l’altro a Pescara), fa parte di un Gruppo cui fanno capo anche altre imprese (in particolare Iper Montebello S.p.a. e Fiordaliso s.p.a.) che svolgono la stessa attività di Iper Orio e al cui vertice vi è la holding Finiper s.p.a.
Iper Orio ha motivato la richiesta di mobilità riconducendola ad una riduzione degli spazi di mercato e del fatturato, conseguenti anche alla tanto invocata, proprio dalle imprese del settore, liberalizzazione delle aperture domenicali. Una confessione in piena regola: quella che veniva sventolata come la panacea che avrebbe rilanciato i consumi, l’occupazione e la crescita complessiva del settore della grande distribuzione organizzata si è risolta con centinaia, se non migliaia di esuberi del settore. Insomma, uno dei tanti esempi di “razionalità” del mercato!!!
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RAGAZZE DEL BAR 1 – CIRFOOD 0
Una grande vittoria!
Il giudice del lavoro, sciogliendo la riserva, ha ordinato alla CIRfood l’immediato reintegro delle lavoratrici e dei lavoratori del bar dell’ospedale di Monza. Inoltre la CIR dovrà pagare tutti gli arretrati dal 1 settembre e ricostituire il rapporto di lavoro da quella data.
Questa sentenza testimonia il fatto che la determinazione dei lavoratori nel difendere i loro interessi è l’elemento principale per scardinare l’arroganza di chi calpesta i loro diritti, generando disoccupazione e precarietà con lo scopo di creare maggiori profitti.
La determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori non solo ha saputo costruire livelli di agitazione e strategia notevoli attraverso varie iniziative, fra le quali l’occupazione del tetto dell’ospedale, ma ha permesso di smascherare quel sistema di collusioni fra finte-cooperative, azienda ospedaliera, Regione Lombardia e sindacati collaborazionisti.
Le lavoratrici e i lavoratori del bar dell’ospedale sono coscienti che questa è una prima vittoria a cui la CIR cercherà di dare una risposta che senza dubbio troverà un’opposizione rinforzata e organizzata.
Le lavoratrici e i lavoratori ringraziano tutti i soggetti che hanno sostenuto la lotta, in particolare la FLAICA-Cub di Monza, il Punto San Precario di Monza e il centro sociale FOA Boccaccio. Ringraziano inoltre gli avvocati Angelo Latino e Daniela Cesana che hanno patrocinato la causa.
Le lavoratrici e i lavoratori del bar dell’ospedale San Gerardo FLAICA-Cub Monza Punto San Precario Monza FOA Boccaccio 003
III° Incontro Accademia Precaria:
Diego Fusaro presenta “Bentornato Marx” in una serata di discussione sulla “coscienza e incoscienza del precariato”
Piano Terra, mercoledì 30 ottobre 2013, a partire dalle 19.00
Nella sua storia il capitalismo si è trasformato più volte cambiando ripetutamente il proprio volto. Al contrario la propria natura è rimasta la medesima: vorace e totalizzante. Il termine globalizzazione rappresenta per bene sia il suo “sfondamento” spaziale che la sua penetrazione vitale: infatti non vi è ambito di vita, della nostra vita, che non sia messo a profitto.
I soggetti sociali che fino a quarant’anni fa sembravano essere i protagonisti del destino del mondo capitalista, la classe operaia e la borghesia, hanno perso la loro centralità e pur non scomparendo sembrano aver smarrito il ruolo p/referenziale.
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