Alzi la mano chi può giurare di averci capito qualcosa, del provvedimento definito Imu-Bankitalia. L’unica cosa chiara è che il tutto è stato approvato dal Parlamento italiano in modo molto poco democratico. Sono stati messi insieme l’abolizione della II° rata dell’Imu, e la ricapitalizzazione della Banca d’Italia, che pur non avendo nulla a che fare tra loro, sono un gran bello scambio tra lo Stato e gli interessi speculativi immobiliari e finanziari.
Ci spieghiamo: l’abolizione dell’Imu favorisce i redditi medio-alti e le rendite territoriali, mentre la ricapitalizzazione di Bankitalia raggranella nuove entrate per compensare i mancati introiti dell’Imu, ma soprattutto è un gran regalo alle banche italiane, in vista della creazione dell’Unità Bancaria Europea.
Ora, gli effetti dell’abolizione dell’Imu sono facilmente comprensibili da tutti, ma non lo è affatto l’operazione Bankitalia, quindi l’intera faccenda è stata tutto tranne che una decisione democratica.
Proviamo allora a dire a che serve questa operazione Bankitalia. Il primo obiettivo è consentire ad altri privati, oltre quelli che già ci sono, di diventare azionisti di Banca d’Italia, il secondo è consentire alle banche che sono gli attuali azionisti un aumento della patrimonializzazione, ovvero un indice che misura il finanziamento dell’impresa. Tanto più elevato è l’indice tanto più l’impresa si autofinanzia e meno ricorre a fonti esterne: ebbene questa cosa è essenziale se le banche in questione vogliono passare l’esame europeo.