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Tommaso Basevi ci ha girato un suo interessante articolo uscito su “Alias” (supplemento de “Il Manifesto”) e che pubblichiamo volentieri.
Li chiamano “ jumpers “: i saltatori. Oppure i “nomadi del nucleare”. Sono lavoratori senza fissa dimora, che percorrono la Francia inseguendo una chiamata. Dormono in campi roulottes alle porte delle centrali nucleari, pronti a intervenire per i lavori più rischiosi: manutenzione idraulica, meccanica, pulizia dei macchinari ad alto tasso di radioattività. Per 50 anni nessuno si è mai interessato a loro. Invisibili. Fagocitati dal silenzio, aspirati dal reattore. Oggi le loro voci cominciano a farsi sentire alzando il velo su tante menzogne propagandate come verità scientifiche. Un documentario (“R.A.S – Nucléaire. Rien à signaler” di Alain de Halleux, distribuito da Iota Production e Crescendo films) alcuni romanzi “sociali” di cui uno, “La Centrale” (Elisabeth Filhol, edizioni P.O.L) che, a sorpresa, ha scalato le classifiche delle vendite Oltralpe e che sarà prossimamente tradotto anche in italiano.
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Le regole della “loro” economia sono chiare. Affinchè ci sia Lo Sviluppo i ricchi devono poter essere ancora più ricchi. In qualche modo questo favorisce anche i poveri. E’ per questo che la crisi la devono pagare questi ultimi. Ed è per questo che gli ambienti dell’economia e della politica ci tengono molto ad aiutare le imprese in difficoltà piuttosto che soccorrere i lavoratori licenziati, non rinnovati, indigenti. In fondo queste regole ci dicono appunto che questo modo di procedere è quello che favorisce tutti. Come si suol dire: il lusso è grande ed il ricco è il suo profeta!
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Il presidente rimanda alle camere il ddl del governo. In fondo in fondo tutti se lo aspettavano. La motivazione è chiara: il testo è un pasticcio unico e introduce l’arbitrato in modo così platelale da non poter essere accettato neanche dal Timidone del Quirinale. In un paese in cui si è abituati a far firmare le dimissioni in anticipo (per tutelare la parte debole, l’imprenditore, costretto a subire le angherie continue dei lavoratori) una norma del genere avrebbe sostituito de facto il giudice con “l’arbitro”. E lo sanno tutti che l’arbitro è un venduto. In ogni caso, per quanto la notizia sia positiva, c’è poco da sperare per il futuro. Si vede lontano un miglio che Napolitano non è un grande giocatore di ping pong; anzi, non è un grande punto e basta. Tempi cupi ci attendono.Ancora più cupi
Il presidente della Repubblica stoppa il testo che disciplina i rapporti di lavoro varato dal governo
Era previsto che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire il ricorso all’arbitro
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Mayday mayday!
Martedì 30 marzo, a Milano – San Precario Space, via Pichi 3, ore 21
Un invito per la prima assemblea verso la Mayday del primo maggio 2010
Precarie, migranti, cassintegrati, creative, operai, hacker, partiteiva, studenti, commesse, giornaliste, disoccupati, resistenti di ogni forma e colore. Dai call center, dalle fabbriche, dalla rete, dalle università, dalle catene commerciali scendiamo nelle strade gridando Mayday! Mayday! Reclamiamo i nostri diritti! Il primo maggio si avvicina.
La festa dei precari e delle precarie sta per invadere per la decima volta le strade d’Europa.
Il 2010 è l’anno della decima Mayday, e decine di migliaia di persone torneranno nelle strade di Milano e delle altre città della rete Euromayday, per mostrare l’orgoglio e la rabbia precarie. La crisi ha colpito duro ed è stata usata da imprese e datori di lavoro per svendere, ristrutturare e speculare. In molti i casi i lavoratori e le lavoratrici si sono opposti e le lotte hanno agitato i territori e i luoghi della produzione.
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Lavorare nell’editoria oggi
Venerdì 26 marzo h 15.30 Libreria Modo Infoshop
Via Mascarella 24/b, Bologna
Tavola rotonda promossa da ReRePre (Rete dei Redattori Precari)
In collaborazione con Radio Articolo 1, che trasmetterà l’evento in diretta in fm
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