Coordina: Comitato NoExpo/Sos Fornace. Sabato 15 Gennaio, Sala 2, orario 17.00-20.00
Il modello di governance della città impostosi oramai da un ventennio non prevede momenti di confronto e valutazioni in merito alle richieste ed ai bisogni di chi la città la abita e la alimenta.Si sta sempre più imponendo un filo diretto fra politica ed affari che determina la ricostruzione della città seguendo esclusivamente l’interesse del profitto massimo nel minor tempo possibile. Quest’atteggiamento crea arree disomogenee ed una pessima gestione di servizi cittadini quali mobilità, sanità, istruzione e servizi sociali sempre più sotto attacco e sempre meno pubblici.
All’interno di una città metropolitana in cui le  relazioni centro/periferia si rideterminano costantemente poichè i  luoghi del profitto cambiano a seconda delle esigenze del capitale, la  mobilità possiede un ruolo fondamentale in grado di legare un’area ad  un’altra offrendo l’opportunità ai più di accedervi. Occorrerebbe però  una gestione della mobilità intesa come servizio di utilità pubblica e  non come ulteriore mezzo con cui fare profitto aumentando i costi per i  passeggeri, diminuendo i servizi offerti (suggerendo così l’uso  dell’automobile) e vendendo aree di proprietà per favorire le solite  speculazioni edilizie. 
 Ogni tentativo di ricalibrare i progetti attraverso nuove proposte in  grado di accogliere maggiormente le esigenze di vita dei cittadini viene  considerato dalla gang politico/affaristica un lacciolo surrogato di una  politica che ricerca la trattativa e che richiede dei tempi non  funzionali ai cicli della rendita speculativa. Alla trattativa oggi è  stata sostituita l’imposizione di scelte a vantaggio di pochi vendute  come uniche possibilità di crescita del territorio. Da qui l’esigenza di  avere una “legge obiettivo” e dei “grandi eventi” in grado di  massimizzare i tempi del profitto. Tempi che giudicano le resistenze  nate sui territori come la peste,  resistenze che lentamente ma  inesorabilmente rallentano questo saccheggio ed impongono nuove  strategie al fronte degli speculatori, l’ultima delle quali è quella  infame di chiedere alla collettività risarcimenti per il mancato profitto. 
 Per tagliare le mani sulla città delle cricche sempre più agguerrite  (che ora vogliono ma non avranno la testa di SOS Fornace) e per  discutere un’idea alternativa di città definita da un punto di vista  altro risultato dei bisogni e delle esigenze di chi la città  effettivamente la vive lanciamo questo momento di discussione collettiva  e, ci auguriamo, produttiva.








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