E’ interessante leggere le 10 proposte che la rete nazionale “Il nostro tempo adesso” ha presentato nell’assemblea nazionale del 19-20 novembre dall’ambizioso titolo “Liberiamoci della precarietà”. Si tratta di 10 punti, nella maggior parte dei casi, condivisibili. Chi non è, infatti, d’accordo con affermazioni “Contratto stabile per un lavoro stabile”, “Il lavoro deve essere pagato bene”, “Garanzia della pensione”, “Diritto di voto e di sciopero per i precari/e”, ecc.? Alcune preposizioni sono più discutibili, come la richiesta di “un reddito minimo di inserimento”. Inserimento dove? Se la precarietà — come viene velatamente riconosciuto anche da “Il nostro tempo è adesso” — è sempre più esistenziale, perché allora si parla solo di “continuità di reddito” (quindi solo erogato quando non c’è il lavoro) e per di più funzionale all’accettazione di un (qualsiasi) posto di lavoro? Se la precarietà è esistenziale perché la vita stessa è diventata fonte di valore, perché non avere il coraggio di chiedere una “garanzia di reddito incondizionato”?
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