da L’Espresso
Censimento, “contratti illegali”
di Gianluca Schinaia – FpS Media (16 febbraio 2012)
Oggi sono quasi un centinaio i rilevatori milanesi attivi nella protesta: hanno creato un blog, poi video promozionali, quindi marce di protesta simboliche e sit-in, tra cui uno davanti al Teatro La Scala. E infine assemblee organizzate, osteggiate anche dalle forze dell’ordine, come racconta Gianluca Cangini, uno degli attivisti milanesi: «Ho fatto richiesta ufficiale per svolgere il 30 gennaio scorso un’assemblea in un locale del Comune. Abbiamo mandato un fax all’assessore di riferimento, al dirigente dell’Istat, al diretto responsabile del sevizio: non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Fino alle 15 del giorno stesso, quando l’assemblea era prevista alle 17, solo allora ci è stato detto che non potevamo in quanto non dipendenti del Comune: non c’era più tempo per spostare la riunione e gli operatori dell’ufficio ci hanno gentilmente concesso di svolgerla ugualmente. A un certo punto è arrivato un funzionario del Comune e poi la Digos a metà dell’assemblea dicendo che non era autorizzata e che dovevamo andarcene».
Successivamente i rilevatori hanno scioperato davanti alla sede di via Marsala, spiegando ai cittadini il perché della loro protesta. Una strategia concreta e diversificata che ha portato al risultato di un incontro ufficiale che si terrà il prossimo 16 febbraio, su invito diretto del direttore generale del Comune di Milano Davide Corritore, uomo-chiave della strategia comunicativa che ha portato Giuliano Pisapia alla guida di Palazzo Marino.
D’altra parte, il contratto illegittimo denunciato dai rilevatori era stato preparato dall’ex giunta di Letizia Moratti. Ma in ogni caso, grazie al sostegno del Movimento San Precario, i rilevatori hanno condotto una strategia che pare porterà ad una risoluzione positiva della faccenda.
L’esempio di Milano è stato recepito da Latina. «All’inizio di novembre», spiega Cristian Iannuzzi, uno dei rilevatori della città laziale, «il Comune ci ha convocato per firmare il contratto, assicurandoci che nel giro di qualche giorno ce ne avrebbe restituito una copia insieme al tesserino, indispensabile per poter andare casa per casa». Invece niente tesserino, niente contratto, niente anticipi. Eppure i rilevatori hanno svolto il loro lavoro, per di più senza copertura assicurativa e mettendo di tasca propria i soldi per la benzina o la cancelleria. Anche in questo caso, secondo i rilevatori, il funzionario dell’Istat ha assicurato che il Comune di Latina ha già ricevuto un anticipo, utile quindi a pagare i rilevatori. Così i lavoratori laziali hanno chiamato Milano e chiesto consigli su come procedere.
Presto potrebbe succedere anche a Bari, dove i rilevatori sono pagati tra i 3 e i 6 euro lordi per questionario: prestazione occasionale e auto-muniti (neanche i rimborsi per i mezzi pubblici). Rapporto di lavoro occasionale e meno di 6 euro a questionario anche per i rilevatori di Pescara, Modena, Torino e Messina. Mentre a Palermo almeno c’è una retribuzione fissa di circa 300 euro al mese che si aggiunge a quella variabile sul numero di questionari compilati. Viene da chiedersi come sia possibile che nel capoluogo siciliano come a Bologna si riesca ad assicurare un fisso ai lavoratori, mentre ciò non succeda nelle altre città, visto che l’Istat paga nello stesso modo a prescindere dalle località. E soprattutto dove i prossimi rilevatori si animeranno per protestare contro il proprio comune di riferimento. A Milano suggeriscono che la chiamata di Latina non sia stato un episodio isolato: ormai i lavoratori precari sono autonomi anche nelle proteste. E indipendenti dai sindacati.