@ Cascina Autogestita Torchiera
Senz’acqua.
La cospirazione precaria non è una rete nè un’organizzazione, ma un’attitudine da costruire . Da Settembre ad oggi passando per la May Day abbiamo sedimentato relazioni, creato rapporti di forza e rinnovato gli “attrezzi” del conflitto. Abbiamo fatto di flessibilità virtù, come il giunco che al vento non si spezza, siamo entrati nelle pieghe del mercato del lavoro e della creazione di valore, comprendendone e mutuandone in parte i processi di produzione, ed inventandone di nuovi. Si è affermato che precarizzare il precarizzatore oggi si può! Tirare le somme ed aggiungere i dati da utilizzare in un futuro prossimo, ecco il perché di una due giorni di lavori, riflessioni e visioni; per chi la cospirazione la vive per chi ne abbisogna, per chi ne è anche solamente interessat@. La nostra forza si basa sui talenti, le competenze e la passione che i precari sottraggono all’onnivoracità liberista: che costituiscono i reagenti naturali con cui produrre una nuova valorizzazione del conflitto e una nuova idea del sociale.
Sedimentiamo relazioni,
Accumuliamo Conoscenza,
produciamo
Conflitto!
Sabato
ore 15.00
VIRTUTE & CANOSCENZA
TIME!
Per
conoscersi e rinfrescarsi. Somministrazione di questionari investi-cattivi e
molto altro.
R.A.Q. Sulla precarietà. ( Rarely Asked Questions )
ATTO PRIMO
NEL NOME DEL
REDDITO
ore 16.30
City of Gods
Free ‘n’ Free Press Project
ore 18.30
ATTO SECONDO
SI FA PRESTO A DIRE
REDDITO
CONTINUAZIONE S-PENSIERATA DELLE RIFLESSIONI
coscienti che in ogni opportunità si annidi una fregatura….
Ore 19.15
Dalle ore 20.30
Banchetto precario e serata danzante gentilmente offerti da "OperaiSociali" Connection.
Domenica
ore 16.30
Radiodramma comico dal titolo:
La sinistra che erra.
Soggetti e Oggetti nell’autunno precario
Ore 17.30
ATTO TERZO
Le vie del reddito non sono infinite
"come
andare al lardo senza lasciarci lo
zampino"
VISIONI AUTUNNALI
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C’è una sinistra che erra, che sbaglia di brutto. Una sinistra che si
ostina a non guardare in faccia il mondo che la circonda. Che teme il
cambiamento tanto da preferire il cedimento. Che insegue la destra,
ovunque, sulla guerra, sulla sicurezza, sulle tasse, su ogni cazzata
resa solenne dall’amplificazione mediatica.
Ci chiediamo se tutto ciò
derivi da confusione, corruzione, estraniamento o miopia. Ma a
questo punto, poco importa.
Ciò che è certo è che il liberismo ha
saputo sferrare un’offensiva che ha corrotto profondamente i valori e
i riferimenti di tutte le istituzioni progressiste, da quelle
sindacali a quelle politiche. I dirigenti di queste ultime usano
ormai gli stessi linguaggi degli arrampicatori della finanza, anelano
e gioiscono per gli stessi risultati, si comportano come imprenditori
in tutti gli ambiti che attraversano, si rassegnano a fare da
portavoce alle trasformazioni economiche imposte dal capitale,
cercando, con ciò, di sopravviverne. Comprano la "partecipazione"
popolare, seguendo una pratica che è sempre stata propria della
destra liberista, perché i loro dirigenti sono diventati incapaci di
muovere qualunque passione. Il partito democratico e i sindacalismo
confederale sono questa sinistra. E Veltroni è il suo leader.
Rappresenta l’ultima speranza di proporre una versione
"centrosinistra" del controllo dei flussi speculativi, finanziari e
comunicativi. Cash, cocaina e cazzate, per dirla sbrigativamente.
C’è un’altra sinistra che erra, che vaga senza meta. Vive di sbalzi,
di contraddizioni fatali. Si guarda intorno smarrita, certa di
attaccarsi a tutto quello che i movimenti producono. Ma lo fa
superficialmente. Non ha l’età, né le risorse e neanche
quell’esperienza intima della modernità che – in un’epoca di profondi
cambiamenti – solo i giovani posseggono. Incapace di mutare
veramente, vincolata da infinite piccole lobby interessate al
mantenimento delle proprie posizioni, ad arraffare piccoli
finanziamenti, è costretta a diventare nemica dei movimenti stessi
nel momento in cui questi si esprimono in tutta la loro potenza. E’
fatta dai partiti della "sinistra radicale" (?), dal sindacato conferale e, ahi noi, in parte anche da quello alternativo, e da quasi tutto l’ensamble mediatico sorto trent’anni
fa come voce di altre forze in altri tempi.
Eppure, esistono ben altre sensibilità, altre opportunità. Il 9
giugno, di fronte alla calata del barbaro Bush, è apparso palese.
Piazza del popolo, la piazza della sinistra Partitocratica
Radicalmoderata è rimasta vuota, distante anni luce da un corteo
popolato da mille sentimenti. Qualche mese prima, a Milano, capitale
economica d’Italia, centro culturale, faro ideologico e polo
mediatico del liberismo nostrano, il primo maggio dei precari/e, la
Mayday, ha conquistato "la piazza", mentre la sfilata confederale
della mattina ha richiamato poche persone, rigorosamente over 50. Che
sia chiaro: non abbiamo niente contro costoro. Altro non sono che
quegli spaccaballe/ovaie dei nostri genitori. Ma il futuro in gioco è
il nostro, e le energie e le capacità per giocarcelo sono le nostre.
Ci muoviamo per noi ma anche per loro.
Siamo consapevoli che queste arcane sinistre, per quanto nefaste,
costituiscono semplicemente una disgrazia. E che il vero avversario,
l’antagonista di ogni precario, lavoratore e migrante, resta
l’impresa intesa in senso allargato come agente non solo economico ma
anche culturale, sociale e politico. Siamo coscienti che la fine di
un’IDEA di sinistra non implica per forza di cose il sorgere di
un’altra IDEA. Ma – c’è sempre un ma – siamo convinti, che anni di
mobilitazioni abbiano prodotto importanti risultati, sia nelle
pratiche che nella comprensione del fenomeno della precarizzazione
sociale, che sta sulla bocca di tutti/e ma regolarmente banalizzato e
minimizzato. La crisi dell’informazione e l’avvento della produzione
cognitiva, costituiscono due punti critici – non gli unici – delle
trasformazioni che hanno investito il modo d’essere e di prodursi di
questa società. Ancora una volta, nodi su cui si avviluppa la crisi
della sinistra tradizionale, il suo patetico inseguimento ai modelli
della destra.
City of gods, o meglio, la Città degli Dei, nasce da queste riflessioni.
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