Ecco dove volevano arrivare. Alla fine del diritto ad avere stipendi e pensioni dignitose.
Media control
Anni di articoli e servizi televisivi contro i ‘nullafacenti’, un martellamento mediatico continuo sul merito e contro i ‘fannulloni’. Il tutto condito da frequenti insulti, imposizioni di degradanti pagelline e premi per i ‘più bravi’. Oggi tutto è chiaro.
L’obiettivo di una formidabile campagna di opinione contro il lavoro e i lavoratori, orchestrata ad hoc da istituti finanziari e Confindustria, amplificata da giornali e tv in loro possesso, è raggiunto.
I tagli più vili
L’elenco delle tre misure più vili, che peggioreranno la vita della maggioranza degli italiani, è presto fatto:
. Gli stipendi di tutto il pubblico impiego, gli enti locali, scuola e università, rimarranno bloccati fino al 2013. Il valore di quelle 1200-1300 euro medie al mese sarà diminuito ogni giorno dagli aumenti già in cantiere: caffè, autostrade, sigarette, cibo, benzina, trasporti, assicurazioni.
. Il carovita, come già successo nel 2002 con l’introduzione dell’euro, schizzerà verso l’alto. Saranno coinvolti tutti i lavoratori, i migranti i precari. Aumenti provocati da tagli a comuni e regioni che elimineranno posti di lavoro, aumenteranno i costi di rette scolastiche, spese mediche, mense, asili, ospizi e servizi agli anziani.
. Le pensioni di invalidità vengono tagliate alla maggioranza. Ora per avere un assegno di sostentamento bisognerà farsi riconoscere l’85% di invalidità. In pratica ne godranno solo malati cronici costretti a letto.
Tutti d’accordo
Non è un caso che tutta la classe dirigente sia concorde nel beatificare le misure antipopolari.
La tavola dei loro privilegi sta traballando, le sedie tremano sotto i loro culi. Anche gli oppositori perdono la pappa se la tovaglia si rovescia. Se questa manovra e quella da 20 miliardi che è in arrivo dopo le vacanze non basterà, sono pronti anche loro ad assumersi la responsabilità di sacrifici ‘democratici’, come è successo ai socialisti del Pasok in Grecia.
Il decreto sanguisuga votato dal governo e accettato dalla sedicente ‘opposizione’ non è una manovra tecnico-economica come vorrebbero farci credere giornali e tv, supinamente schierati a favore della mannaia sociale.
Politiche antisociali
Ma una scelta politica molto grave che mette in pericolo l’anima stessa della Repubblica fondata sul lavoro. Scardina l’equilibrio sancito dalla Costituzione e ne attacca le fondamenta, perché volta a favorire una sola parte, quella di speculatori, azionisti e proprietari di rendite.
I tagli non colpiranno solo i lavoratori pubblici ma si allargheranno a tutti gli altri: dipendenti privati, migranti e precari. Dietro i discorsi contabili nascosti da termini tecnici ignorati dalla maggioranza, c’è una classe dirigente corrotta fino al midollo, incapace non solo di affrontare la crisi ma di assumersi la responsabilità di un fallimento ormai evidente.
Un dovere cacciare i responsabili
Quale maggiore indizio di colpevolezza del voler nascondere? Del non dire la verità, tergiversare e condizionare giornali e tv a parlare d’altro?
Spetta a chi non si è lasciato corrompere dalle lusinghe del potere, di svelare agli italiani la gravità della crisi, indicandone anche i rimedi.
E’ un dovere di tutti quelli che hanno ancora a cuore la libertà, cacciare i responsabili della crisi, prima che il loro fallimento diventi fuga e catastrofe per tutto il popolo.
L’albero è malato e va potato a fondo perché rinasca più forte. La stagione è già cominciata.
Tu da che parte stai?