A leggere lo scoop dell’espresso sorge spontanea una domanda: un fannullone
è peggio di un copione? La risposta è tutt’altro che semplice.
Innanzitutto: cosa si intende per "fannullone"?!
Se indichiamo chi fa lavorare gli altri per sè allora l’accezione è certo
negativa.
Se invece ci riferiamo ad una persona che fa di tutto per lavorare meno,
ai danni del proprio datore di lavoro, allora consideriamo il fancazzismo,
come dicono gli acerrani – in tutte le sue varianti, compreso l’ozio decantato invece dai greci –
una grande virtù.
D’altronde nessuno ha niente da ridire contro chi vuole far
lavorare (gli altri) sempre più intensamente a dicapito della sicurezza,
della salute, delle relazioni affettive, della vita di ognuno.
E non ci si venga a dire che anche gli imprenditori lavorano! C’è lavoro e
lavoro.
I napoletani, la cui saggezza è provata, distinguono i verbi "lavorare" e
"faticare".
Non aggiungiamo altro.
Anche per quanto riguarda l’espressione "copione" i distinguo sono
innumerevoli.
Noi siamo schierati per il p2p. Ovvero siamo convinti sinceramente che la
creazione artistica, informativa, comunicativa, di dati non possa avere
proprietà intrinseca.
Per il semplice fatto che ogni creazione, nell’era dell’informazione,
attinge da mille fonti, parti, ispirazioni che fanno parte di un
patrimonio a sua volta più vasto e comune in quanto le sue origini si
perdono nel caos generativo del tessuto sociale.
Quindi rirpodurre per creare non è una scopiazzature ma un’evoluzione.
E’ l’istantanea di un rivolgimento tellurico che muta continuamente il
profilo della catene montuose della produzione sociale,
alle cui vette di volta in volta qualcuno prova ad appioppare il copyright.
Se invece uno copia per copiare, mettendoci il copyrigh pure, per
guadagnarci,
allora costui è il più fannullone di tutti, che usa la fatica altrui per
non lavorare, e che nella vendita attinge pure al lavoro delle famiglie
degli studenti.
Un individuo così deve essere riformato, riportato all’abc
della formazione, alla distinzione fra fatica e lavoro: la miniera
portebbe essere la scuola adatta
(ma solo dopo che la Gelmini avrà dato una risistematina al settore)
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