Vi è ancora qualche mio allievo che crede di aver “diritto allo stage” senza domandarsi quali diritti avrà “nello stage”. Definirli illusi o ingenui implicherebbe una fuorviante giustificazione: la loro mancanza di consapevolezza arreca un danno morale ed economico ai loro coetanei preparati e consapevoli. Sono dunque colpevoli, verso loro stessi e gli altri, almeno quanto i politici e i sindacalisti che hanno eluso il tema in tutti questi anni.
La cosa più penosa dei 10 punti elaborati dalla CGIL in merito ai tirocinii dopo anni di fragoroso silenzio è che i punti più importanti sono messi alla fine (punto 9: pari diritti tra stagisti e lavoratori; punto 10: microrimborso spese da 400 euro).
Non mi soffermerò sui dettagli dei 10 punti che possono essere recuperati dal link che ho indicato. Segnalo solo che molti di essi suonano meno superflui che beffardi per i tanti che hanno esperienza in stage plurimi (punto 3: Lo stagista ha diritto a un tutor. Ok, e se, come capita in tanti stage-tarocchi, che il Tutor se ne freghi?).
Le questioni mi sembrano altre che provo a elencare: 1. perché il partito democratico cui si richiama la maggioranza della CGIL non ha promosso mai una legge di tutela e valorizzazione del lavoro giovanile di primo inserimento? 2. perché il decalogo si riduce a chiedere un rimborso spesa di 400 euro con i quali non ci paghi neanche una stanza a Roma o a Milano? 3. perché non vengono proposte sanzioni per le imprese che sfruttano gli stagisti?
Ma vorrei anche che chi frequenta il mio blog, i miei allievi attuali e quelli passati più o meno remoti, collaborino proponendo invece idee davvero concrete e frutto di condizioni materiali vissute sulla loro pelle e sofferte nella loro dignità violata.
Questa campagna “Non Più”, mi sembra un’escamotage, abbastanza vile, che la CGIL ha messo in atto per subappaltare a una agenzia di comunicazione digitale il confronto con il mondo giovanile. Per eludere ancora una volta il dramma di una generazione che si ritroverà a vivere in un paesaggio sociale ed economico devastato, impoverito, defraudato del futuro da chi ci è passato prima di essa.
Una waste land in cui ci toccherà vivere e di cui solo qualche politico ha il coraggio di parlare.
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