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D’estate, si sa, il caldo e il solleone possono incidere negativamente sulla lucidità mentale. Ne sono una prova le numerose dichiarazioni e proposte rilasciate in questi
giorni, nel momento di maggior tensione speculativa e finanziaria. Qui ne commentiamo solo alcune. Cominciamo dalla proposta di inserire nel dettame costituzionale l’obbligo del pareggio di bilancio. Si tratta di
vincolare la politica fiscale ad un obiettivo rigido “stupido” (come disse Prodi anni fa a proposito dei vincoli posti dal Patto di Stabilità di Amsterdam). La stupidità rimarrebbe tale se ci si limitasse a imporre
il pareggio di bilancio come obiettivo prioritario della politica fiscale. Si traduce invece in delirio farneticante se tale obiettivo viene inserito d’ufficio nella Costituzione.
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Perché i mass media occidentali negano il carattere terroristico delle stragi accadute in Norvegia e la loro matrice di estrema destra?
Di Michele Corsi.
Il fondamentalista cristiano Anders Behring Breivik ha fatto esplodere un’auto vicino ad alcuni uffici governativi di Oslo, capitale della Norvegia, ed ha ucciso una novantina di giovani sull’isola di Utoya.
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Il treno è strapieno, una volta superata la perquisizione (più o meno minuziosa a seconda della faccia che ti è capitata in sorte) siamo riusciti a partire con solo tre
ore di ritardo da una blindatissima stazione Garibaldi. Dopo mesi in cui non si parlava d’altro finalmente andiamo a Genova. Già perché Genova era iniziata già parecchi mesi prima con incontri e assemblee preparatorie,
poi il 17 marzo c’era stato l’antipasto del Global Forum a Napoli. Nonostante questo campanello d’allarme, scendiamo a Genova con entusiasmo e un po’ di incoscienza verso ciò che ci aspetta. Prosegui la lettura »
Siamo i precari e le precarie che hanno dato vita agli Stati generali della precarietà e da gennaio stanno lavorando alla preparazione di uno sciopero precario, uno sciopero dentro e contro la precarietà che dimostri che
se ci fermiamo noi si blocca il paese. Ci siamo riuniti a Genova per discutere dei mesi passati e per decidere insieme il cammino da percorrere d aqui in avanti. Provenivamo da tutta Italia e da Barcellona, dove Democracia
Real Ya sta da mesi animando le lotte delle acampadas nelle piazze della città. La precarietà è sempre al centro della scena politica. Ma non i precari, che sono spesso chiamati a mobilitarsi per le cause più giuste,
come giustizia, democrazia, diritti del lavoro garantito, beni comuni, ma mai per agire in prima persona e collettivamente per migliorare le proprie condizioni. Noi vogliamo diventare finalmente protagonisti.
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1. A leggere i commenti sui giornali, a partire da quello
di Alesina e Giavazzi sul Corriere della Sera del 16 luglio, il dibattito politico ed economico verte esclusivamente sul fatto se la manovra finanziaria varata in questi giorni sia credibile per i mercati e, quindi,
sufficiente. Solo in seconda battuta, qualcuno interviene sull’entità e sul merito dei sacrifici richiesti, ma sempre in un’ottica di necessità inevitabile per evitare il peggio. Due sono i protagonisti indiscussi che
animano il dibattito: i mercati finanziari e il rischio di default. I primi vengono considerati come agenti economici neutri, oggettivamente e quasi metafisicamente
definiti, giudici crudeli e inflessibili ma imparziali della credibilità, dell’efficienza e della reputazione di uno stato sempre meno sovrano. Le società di rating ne rappresentano le preferenze, anch’esse imparziali
e oggettive. I mercati finanziari, in fondo, coincidono con il senso comune, l’opinione pubblica generalizzata, non influenzabile da decisioni individuali. Il secondo protagonista è il default (fallimento),
presentato come il peggiore di tutti i mali, causa di ogni possibile iattura nel futuro. Di converso, la riduzione del deficit pubblico e quindi l’eliminazione del rischio di default viene visto come condizione indispensabile
per la crescita economica e della ricchezza, in grado di favorire quelle magnifiche sorti progressive che ci renderanno finalmente felici e contenti. Tali costruzioni ideologiche sono ben sedimentate a livello sociale
e di intellighenzia e costituiscono una delle basi, comune sia a destra che a sinistra, su cui si fonda il meccanismo biopolitico dello sfruttamento contemporaneo della cooperazione sociale. Ciò che distingue la sinistra
dalla destra è al limite il metodo per consentire tale sfruttamento, a partire, però, dalla comune negazione della sua esistenza e di qualsiasi conflitto di classe che ne potrebbe derivare. Prosegui la lettura »
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