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qua e qua trovate le puntate precedenti. I Cie vengono spacciati per i luoghi necessari all’identificazione e al rimpatrio, ma in realtà hanno altre funzioni ben più importanti: politiche, poliziesche, economiche, simboliche. Servono agli Stati nazionali in crisi per dimostrare che hanno ancora il controllo del loro territorio e che sono ancora capaci di curare i loro cittadini rispetto alle ansie prodotte proprio dalle politiche ufficiali; servono al mercato del lavoro perché producono come una fabbrica “clandestini” pronti per l’uso, ricattabili e sprovvisti di diritti, servono in generale ai poteri della società di controllo nella quale ci ritroviamo a vivere perché sono laboratori di confinamento dove affinare tutta una serie di pratiche di gestione della popolazione estendibili anche ad altre categorie di individui.
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Il gruppo “Mai più disoccupati” che abbiamo conosciuto durante gli Stati Generali della Precarietà e che abbiamo intervistato su questo sito ha lanciato leggisu facebook l’iniziativa “l’avvocato risponde”. La rete di San Precario sostiene attivamente questo progetto collaborando con il proprio pool di avvocati che si sono resi disponibili per consulenze on-line.
Pensiamo da sempre che l’accesso a informazioni legali, la possibilità di accertare i propri diritti, l’opportunità di aver consulenze competenti e gratuite siano tutte cose fondamentali nella costruzione di coscienza, conoscenza e conflitto. Ben vengano quindi tutte le iniziative che promuovono la circolazione di informazioni e la solidarietà fra i precari, i disoccupati e i lavoratori, nativi o migranti, uomini o donne. Qua trovate l’evento
http://www.facebook.com/event.php?eid=154934317864949&index=1
Trovate la prima parte qua
In questo contesto i Centri di identificazione ed espulsioni (che hanno sostituito i Cpt creati nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano) sono perfettamente funzionali alla creazione di quell’estraneo verso cui è canalizzato il malcontento dei cittadini in particolare con l’approssimarsi di scadenze elettorali. I Cie dunque sono spazi in cui si costruiscono delinquenti, devianti e marginali per poter meglio applicare, senza resistenze e proteste degli elettori, quelle politiche di esclusione che hanno sostituito l’apartheid e che travalicano i muri fisici dei Cie per diffondersi nell’intera metropoli.
A cosa servono realmente questi moderni lager?
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Pubblichiamo l’appello del Bin-Italia, l’associazione che promuove l’introduzione del reddito garantito in Italia. Piccolo riassunto per i più distratti: la regione Lazio amministrata dal centro sinistra approvò una legge per il reddito tutto sommato discreta. Col passaggio di giunta l’efficacia della legge è stata fortemente ridotta tagliandone i fondi. Un modo come un’altro per svuotarne l’efficacia.
APPELLO. Questo appello vuole raccogliere la sensibilità delle associazioni, della società civile, delle personalità culturali ed accademiche, dei singoli cittadini per l’attuazione della legge regionale del Lazio sul Reddito Minimo Garantito come primo esperimento nazionale di costruzione di un sostegno al reddito per contrastare la disoccupazione, la precarietà e le nuove povertà.
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Lo sapevate? Care Precarie e Precari della scuola, secondo una norma europea e moltissime sentenze, è vostro diritto ottenere
- gli stipendi dei mesi di luglio ed agosto per ogni vostro contratto annuale con scadenza al 30 giugno
- gli scatti di anzianità biennali pregressi (come li hanno i precari di religione!) calcolati su tutti gli anni di lavoro
- un “risarcimento danni”, e tutte le differenze retributive, dopo tre anni di contratto a tempo determinato al 31 agosto, come se foste a tempo indeterminato.
Sorpresi? Nessuno ve lo aveva detto? Complicità e silenzi sono stati troppi in questi due decenni precari, ma non è il momento di indicare i colpevoli tra i partiti e i sindacati: è il momento di cercare la rivincita.
MA SUBITO. Perché il 24 novembre è iniziato il conto alla rovescia: il Collegato Lavoro obbliga ad impugnare entro 60 giorni tutti i contratti atipici (compresi i vostri contratti a termine, collaborazioni a progetto, somministrazione etc.). Si tratta di un maxicondono per chi ha abusato di lavoro precario. Chi non impugna entro il 31 dicembre 2011 non potrà mai più rivendicare i diritti di cui sopra.
Quindi non ci resta che impugnare e, ATTENZIONE: non si tratta di fare causa subito, ma di interrompere la decadenza, una sorta di “prescrizione” dei diritti di cui sopra.
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