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Sappiamo perfettamente come certe idee, certe convinzioni, col passare del tempo, possano mutare; cambia la realtà che ci circonda e perchè non dovremmo cambiare il nostro modo di agire e pensare in essa? La saggezza popolare ha immortalato questa semplice ma importante conclusione con il motto ” errare è umano, perseverare è diabolico”. Sappiamo anche che in una grande organizzazione come ad esempio la Cgil vi sono infinite differenze comportamentali e attitudinali: in alcuni territori o settori il sindacato è più combattivo, la base militante è ben diversa dai quadri burocratici e così via. Lo sappiamo bene noi che, pochi o tanti che siamo, abbiamo al nostro interno mille traiettorie sindacali diverse, molte delle quali fanno capo alla Cgil.
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Siamo onesti: la campagna della CGIL “Disposti a tutto” ha sollevato un certo stupore tra le reti dei precari della MayDay. Non certo per la campagna in se’ (sofisticata e pompatissima dai media, ma di scarso appeal), quanto per la curiosità di saper chi fosse il “mandante” di questa operazione. Tra mailing list e social network si sono rincorse tre ipotesi: una trovata del PD, un nuovo sito di recruitment (scambismo on line fra domanda e offerta di lavoro) di Repubblica (ancora?), una campagna pubblicitaria della CGIL. La terza si è dimostrata (in parte) quella giusta, ma subito è sorta un’altra domanda: ma quanti soldi hanno da buttare via questi?
Il tutto è caduto nell’oblio fino alla scorsa domenica,quando la neo-segretaria cgiellina Camusso si è lasciata andare ad una serie di dichiarazioni osè ai microfoni di Radio Popolare. “Ci siamo interrogati se i nostri linguaggi fossero comprensibili ai giovani, sul perchè li incontriamo nelle scuole ma poi li perdiamo quando entrano nel mondo del lavoro”… “L’italia ha tradizione di movimenti studenteschi ma non di giovani lavoratori”… “La MayDay è un raduno annuale, non una costruzione di un effettivo movimento che abbia poi una piattaforma o una capacità di aggregare”…
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Ormai l’avete capito. Abbiamo inaugurato una rubrica che vi riproporrà le Boiate scritte su San Precario nei secoli dei secoli. Questo articolo (leggi se hai fegato) in particolare, lo ammetto, ha un certo spessore. E’ scritto da Gimpaolo Pansa, uno storico (così gli piace definirsi), un cretino (così lo definiscono gli altri) che ha avuto un enorme successo mediatico quando con il suo libro “Il sangue dei vinti” ha equiparato le responsabilità dei fascisti a quelle dei partigiani nella seconda guerra mondiale.
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Qulache giorno fa, leggendo la recensione (questa) di un libro sulla precarietà, “La generazione tradita”, scopriamo che il Giannini vice direttore di Repubblica ha un’idea tutta sua di San Precario. Dice lui:” è il disperato «culto» moderno di San Precario: esige che un lavoro qualsiasi, malpagato e senza uno straccio di garanzia, sia comunque meglio di nessun lavoro”. Dal contesto si evince che il Nostro non ne sa niente del vero culto del patrono dei precari che esige tutt’altro che rassegnazione. Per questo gli abbiamo mandato una letterina, che trovate sotto, giusto per mettere i puntini sulle “i”.
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(OMNIROMA) Roma, 16 nov – Striscioni, slogan e un’icona di San Precario: così stanno manifestando questa mattina, sotto la sede della giunta regionale di via Cristoforo Colombo, circa 200 attivisti del «Coordinamento precari e disoccupati per il reddito garantito».
«Siamo tutti assegnatari del bando regionale del 2009 per il reddito minimo – ha detto una delle manifestanti – stiamo aspettando che questi soldi vengano erogati ma, per colpa del blocco sul finanziamento per il primo anno, deciso dalla Polverini, non abbiamo ricevuto nulla. Sappiamo, inoltre, che il fondo per i prossimi anni non è stato neppure rifinanziato». Sono circa 4mila le domande per il reddito accolte dalla regione a fronte di 120mila richieste.
«Ora una nostra delegazione incontrerà l’assessore al Lavoro, Mariella Zezza – ha detto ancora la manifestante – non ce ne andremo finché non avremo una risposta».
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