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Dalle prime pagine di Tv e giornali al buio più totale. Il piccolo squarcio aperto sul mondo del lavoro, limitato al simbolo Fiat e allo squallido voto di scambio di stampo mafioso, si è subito richiuso. Dopo Pomigliano e Mirafiori però, le relazioni tra aziende e lavoratori stanno cambiando faccia velocemente. Un processo silenzioso solo per i media compiacenti. Disegnato da un comunicato di Federmeccanica scarno quanto letale, al quale non è stata concessa possibilità di contraddittorio. Nulla la risposta del direttore Roberto Santarelli (direttore anche del Fondo pensionistico dei metalmeccanici Cometa…) alle domande di Intelligence Precaria. Che fine faranno le RSU delle vostre aziende? Quali sono i punti minimi del contratto nazionale che avete intenzione di lasciare intatti? E i minimi salariali?
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Il prossimo 28 gennaio – come è noto – si terrà lo sciopero generale dei metalmeccanici, a cui hanno aderito anche alcuni sindacati di base e molti spezzoni di movimento, alcuni dei quali si sono incontrati lo scorso week-end al C.S. Rivolta a Marghera. Diverse sono le parole d’ordine. Tra questi quella che spicca in prima linea, leit motiv delle precedenti mobilitazioni della Fiom contro il Piano Marchionne è: lavoro bene comune. San Precario si permette di dissentire. Il lavoro come bene comune è il lavoro preminentemente operaio (ma non solo) che sta alla base del processo di accumulazione del capitale. E’ chiaro che tale slogan vuole ridare dignità, considerazione, rispetto e soprattutto remunerazione al lavoro di oggi. E non può essere altrimenti, dal momento che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria dequalificazione e svalorizzazione del lavoro, di tutti i lavori (da quelli servili a quelli cognitivi). Prosegui la lettura »
Oggi e domani si vota sull’accordo-capestro di Mirafiori. E’ stata imposta una scelta che non ha nulla di democratico. Un referendum è tale quando consente una libera scelta tra due opzioni, senza che ciò vada a incidere sulle condizioni di esistenza dei partecipanti al referendum. Non è questo il caso di Mirafiori. Qualunque sia l’esito, infatti, tutti i lavoratori ci perdono: o in termini di diritti e condizioni di vita e salute o in termini di lavoro e reddito.
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Gli accordi siglati dalla Fiat relativi alla riorganizzazione dei siti produttivi italiani pongono delle questioni ineludibili per le forze di sinistra, sul piano sindacale come sul piano politico.
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