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Dalle prime pagine di Tv e giornali al buio più totale. Il piccolo squarcio aperto sul mondo del lavoro, limitato al simbolo Fiat e allo squallido voto di scambio di stampo mafioso, si è subito richiuso. Dopo Pomigliano e Mirafiori però, le relazioni tra aziende e lavoratori stanno cambiando faccia velocemente. Un processo silenzioso solo per i media compiacenti. Disegnato da un comunicato di Federmeccanica scarno quanto letale, al quale non è stata concessa possibilità di contraddittorio. Nulla la risposta del direttore Roberto Santarelli (direttore anche del Fondo pensionistico dei metalmeccanici Cometa…) alle domande di Intelligence Precaria. Che fine faranno le RSU delle vostre aziende? Quali sono i punti minimi del contratto nazionale che avete intenzione di lasciare intatti? E i minimi salariali?
Venerdì 28 gennaio 2011, in V.le Sarca un centinaio di persone composto da precari, studenti, operai e lavoratori della conoscenza ha bloccato dalle 5 alle 9 del freddo mattino l´accesso principale dell´area ex Breda in nome dello sciopero precario. Quel luogo, posto ai confini tra Sesto San Giovanni e Milano, è il simbolo perfetto dei processi di precarizzazione del lavoro e di trasformazione dei territori in atto: una fabbrica divenuta sede di numerose attività industriali, di servizi ed edilizie.
L’incontro che si è tenuto sabato 15 gennaio su precarietà formativa, lavoro cognitivo e saperi, al di là delle differenze e delle posizioni di partenza dei soggetti partecipanti (studenti, ricercatori, insegnanti, redattori, giornalisti e altri lavoratori e lavoratrici precarie del mondo della conoscenza), ha cercato di focalizzare il discorso su un piano il più possibile generale e unificante, sottolineando come la filiera produttiva del sapere contemporaneo parta precisamente dalla formazione e dall’università per giungere, sotto il comando stringente del capitale, alla condizione diffusa di precarietà lavorativa cognitiva/intellettuale, sottoposta scientificamente” alla frammentazione, al mancato riconoscimento del suo valore sociale, allo svilimento delle potenzialità emancipatrici dell’intelligenza collettiva (se solo potesse esprimersi liberamente, abbattendo i recinti economici della proprietà intellettuale e quelli ideologici della meritocrazia, della competizione, ecc.).
Il prossimo 28 gennaio – come è noto – si terrà lo sciopero generale dei metalmeccanici, a cui hanno aderito anche alcuni sindacati di base e molti spezzoni di movimento, alcuni dei quali si sono incontrati lo scorso week-end al C.S. Rivolta a Marghera. Diverse sono le parole d’ordine. Tra questi quella che spicca in prima linea, leit motiv delle precedenti mobilitazioni della Fiom contro il Piano Marchionne è: lavoro bene comune. San Precario si permette di dissentire. Il lavoro come bene comune è il lavoro preminentemente operaio (ma non solo) che sta alla base del processo di accumulazione del capitale. E’ chiaro che tale slogan vuole ridare dignità, considerazione, rispetto e soprattutto remunerazione al lavoro di oggi. E non può essere altrimenti, dal momento che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria dequalificazione e svalorizzazione del lavoro, di tutti i lavori (da quelli servili a quelli cognitivi). Prosegui la lettura »
San Precario non è solo ironia, non è solo apparizioni ed azioni, non è solo MayDay – il 1° Maggio precario – è anche elaborazione, analisi, visione, proposte per “contribuire alla necessaria e non rinviabile rivoluzione copernicana” per “rovesciare l’interpretazione sottomessa dei codici, delle leggi, del ciclo produttivo, della composizione di classe” rivendicando “con orgoglio nella pratica come nell’elaborazione teorica un punto di vista precario”.
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