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Questo è un invito!
Un invito ad un aperitivo con San Precario, una sorta di “Open-Day”, una finestra sui progetti e sulle pratiche dell’Intelligence Precaria (IP). Vogliamo costruire un percorso (autenticamente precario) intorno ai temi che abbiamo sviluppato durante gli Stati Generali della Precarietà: welfare, reddito e precarietà.
Un percorso potente e condiviso, tutto da pensare e costruire insieme.
Ci troviamo LUNEDI 25 ottobre alle 19.30 in via Pichi 3 (MM2 Romolo).
Da lì vengono gestiti i finanziamenti e gli accreditamenti per la 'Formazione'
La crisi economica che sta colpendo Milanocity non è sempre una tragedia. C’è chi, nell’ombra, zitto zitto si frega le mani. Anche ora, mentre aumentano i disoccupati e la precarietà azzanna ormai la maggioranza dei cittadini del milanese.
I fondi degli enti
Sono gli ‘Enti di Formazione’ una realtà poco conosciuta che si divide una fetta da ben 45,8 milioni di euro nella sola Lombardia. Fondi europei, comunali, provinciali, regionali finiscono nei loro progetti/associazioni/società/consorzi che come denunciato dall’ultimo rapporto Isfol: ‘Creano una sovrastruttura sganciata dalle esigenze reali del mercato del lavoro’. Non stiamo parlando di corsi per disabili o per minori in difficoltà ma di formazione per la maggioranza di inoccupati, disoccupati e precari di Milano.
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La Sgae o Sociedad General de Autores y Editores è l’equivalente spagnolo della Siae, la Società Italiana Autori ed Editori. Mentre eXgae, come dice il nome, è un gruppo basato a Barcellona che lotta contro l’entità che gestisce i diritti d’autore e ne chiede la chiusura o quantomeno una riforma radicale. eXgae è uno degli esperimenti più avanzati del fronte per la liberazione della produzione culturale dai lacci imposti dal copyright, che sostiene le grandi aziende e i dinosauri della cultura a spese di artisti emergenti, circolazione dei saperi e alla faccia delle trasformazioni causate dall’avvento di Internet.
Poche settimane fa la Sgae ha fatto pervenire a eXgae una lettera in cui intimava di non usare più il nome (che richiama troppo da vicino quello di Sgae) e di cessare le sue attività. Il copyright usato per soffocare la libertà di espressione. Simona Levi vive a Barcellona ed è una delle principali animatrici di eXgae. Le abbiamo chiesto di spiegarci cosa fa eXgae, quali saranno le conseguenze di un’eventuale causa contro di loro, e cosa accadra se e quando (perlomeno in Spagna) vivremo in un mondo ex-Sgae.
Quando è nata eXgae e da chi è formata?
eXgae è nata nel 2008 e ha una struttura completamente rizomatica: non c’è un inizio o una fine. C’è invece un nucleo di affinità, un gruppo di persone a Barcellona che però lavora costantemente in rete con altri gruppi e singoli. Abbiamo reti molto grandi sia a Madrid che in generale in Spagna. Barcellona rappresenta solo il 25% di eXgae. La rete è formata sia da artisti che da hacker, professori, persone che hanno negozi di informatica, e gestori di spazi culturali che pagano canoni per la diffusione di musica. Per questo abbiamo i piedi per terra, dobbiamo rispondere a bisogni reali di chi fa cultura, suona, scrive o semplicemente vuole trasmettere musica nel suo bar e non vuole più sottostare alle gabelle della Sgae.
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Se c´è una cosa che gli Stati Generali della Precarietà hanno confermato, è la potenza della condizione precaria e la matura consapevolezza delle sue ragioni.
La due giorni di dibattiti, incontri, contatti e contaminazioni che si sono svolti a Milano il 9 e 10 ottobre hanno infatti mostrato una ricchezza di partecipazione, comunicazione e proposte come non si vedeva a tempo, soprattutto in una realtà come quella milanese, asfissiata dalle politiche securitarie avvelenata dalla repressione e dal ricatto della precarietà. Circa 500 persone in due giorni hanno partecipato ai 9 workshop che hanno caratterizzato questa prima edizione degli Stati Generali della Precarietà. Moltissime le realtà precarie presenti, gli attivisti e i cittadini interessati ad approfondire un argomento, la condizione di instabilità di vita, spesso trattato con studiata superficialità dai gruppi dirigenti, economici sindacali e politici. Prosegui la lettura »
L’ultima tappa del giro di presentazioni della Mayday e dell’Intelligence Precaria sulla costa ovest americana è San Francisco. La città che con il resto della Bay Area (Berkeley e Oakland) fu uno degli epicentri della rivolta degli anni 60 è tuttora una delle capitali dei movimenti sociali e del radicalismo americani. Alcune similitudini con l’Europa sono ben visibili. Una rete di centri sociali, non occupati e sempre adibiti ad abitazione prima che a spazi per la comunità. Ma centri sociali. Un movimento di occupazioni di case. La tradizione di sinistra che qui resta forte. San Francisco è una città in cui il Partito Repubblicano potrebbe evitare di presentarsi alle elezioni e risparmiarsi l’umiliazione di percentuali da Udeur fuori da Ceppaloni, e in cui i giochi veri si fanno tutti all’interno del Partito Democratico.
Eppure questo non significa che le condizioni della città siano paragonabili a quello che accade in una città europea. La possibilità di trasformazioni radicali è ben lontana… anche se l’accesso alla sanità pubblica è più semplice e l’assegno di disoccuppazione è più alto della media nazionale, per esempio, la povertà estrema è incredibilmente diffusa. Non ci sono case per chi non ha i soldi per permettersele, e la popolazione di homeless è oggetto di repressione crescente. Una proposta del sindaco liberal Newson sarà sottoposta a referendum tra un mese, e se passasse vieterebbe di… sedersi per strada, con ovvie rieprcussioni sulla capacità della polizia di reprimere a sua discrezione chi sta per strada.
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