E’ dura lavorare senza percepire stipendio da oltre 4 mesi. Ancora più pesante è vedere alla televisione i manager che dovrebbero pagarti, beatificati per i risultati raggiunti. Se l’azienda in questione poi, è Fiera Milano S.p.a., fiore all’occhiello del modello economico lombardo, lo sconcerto si trasforma in incazzatura. E’ quello che è successo lo scorso aprile alle centinaia di precari che Fiera Milano S.p.a., grazie al paravento di un appalto a Best Union s.r.l., usa per gestire i servizi di biglietteria e sicurezza, portineria e guardaroba di Smau, Macef, Salone del Mobile e altre decine di Fiere che si svolgono nei suoi padiglioni. Dopo varie denunce, tutte vane, ai sindacalisti che dovrebbero tutelare i diritti di tutti i lavoratori impiegati in Fiera, precari compresi, alcuni dei tanti ‘senza stipendio’ che lavorano nella nuova sede espositiva si sono rivolti allo Sportello San Precario del Centro Sociale SOS Fornace di Rho. Ormai a Milano si sa. Dove non arrivano i sindacati tradizionali, ci pensa il Santo Protettore della May Day Parade che ogni 1 maggio raccoglie migliaia di giovani precari, regalandogli per quel giorno libertà, sorrisi e musica, che scorre come un sabbah per le vie di Milano. E così circa 50 lavoratori precari sono saliti sul palcoscenico dell’osannato Salone del Mobile per scoprire la polvere che dirigenti tanto stupefatti quanto solerti nel chiedere l’intervento repressivo delle forze dell’ordine, cercavano di nascondere sotto il tappeto dell’evento. Purtroppo per i media e gli oltre 4mila giornalisti accreditati non c’è stato nemmeno un party promozionale, nessun buffet condito dal solito gadget per la stampa. L’unica notizia, tanto fastidiosa da non essere nemmeno stata lanciata da un’agenzia, era la minaccia di denunce legali, leggasi cause di lavoro, di centinaia di lavoratori che non ricevevano lo stipendio da mesi. Cifre che nel 90% dei casi non raggiungono le 700 euro mensili. A.d. general manager e dirigenti incravattati ma paonazzi, pur di non trovarsi davanti ai riflettori giovani facce arrabbiate, invece che eteree designer, volti sfatti, al posto di pinguini ceronati in giacca, hanno costretto Best Union a pagare immediatamente gli arretrati. Una vittoria per il Punto San Precario ma soprattutto per i lavoratori, le loro famiglie, i diritti calpestati di centinaia di lavoratori precari. Una piccola goccia nel mare della precarietà fieristica che annovera il fior fiore dell’imprenditorialità fieristica meneghina: Fair Service Team, Lanital, Autogrill, Fema, Laser, Sipro, Team 2015. Tutte società in cui la precarietà è diventata la regola, il massimo profitto la mission, la negazione dei diritti una vocazione manageriale. E come succede in molti casi, nemmeno i lavoratori a tempo indeterminato sono rimasti immuni dal cancro della flessibilità terminale. Il 1 ottobre 2010 ben 85 lavoratori (su 350) ex ‘garantiti’ di Fiera Milano S.p.a. sono stati messi in cassa integrazione per un anno. Indovinate chi li sostituirà?
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